Una collaborazione per gli stili di vita
La collaborazione tra l’IRRE Toscana (adesso nucleo territoriale dell’Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica) e la Direzione Generale Diritto alla Salute e Politiche di Solidarietà, risale all’anno 2000. Successivamente le attività e i progetti si sono moltiplicati e molte scuole toscane hanno potuto usufruire di rilevanti risorse, anche grazie al coinvolgimento di altri soggetti istituzionali. La configurazione interistituzionale che si è andata rafforzando ha determinato un’ampia e progressiva integrazione fra scuola e territorio.
Il mondo della scuola ha potuto infatti beneficiare di molte opportunità: corsi di formazione per docenti, interventi di esperti nelle classi, visite didattiche, campus, concorsi a premi e distribuzione di materiali didattici.
La collaborazione si è poi ulteriormente qualificata con la nascita del progetto “Stili di Vita – La Scuola Promotrice di salute” ancora oggi molto seguito. E’ iniziato con la formazione di un gruppo di docenti secondo il modello Life Skills e Peer Education, metodologie promosse dall’O.M.S., e con specifiche azioni rivolte agli studenti.
La ricerca internazionale HBSC (Healt Behaviour in School Aged Children) è stata condotta con il supporto scientifico dell’Università di Siena nel 2005/6 su un campione di 236 scuole su un target di alunni di 11.13.15 anni, nell’ambito dell’accordo tra Regione Toscana e O.M.S.. Ha permesso di acquisire un quadro ampio e articolato dei comportamenti correlati alla salute dei giovani in una fascia di età particolarmente fragile. La conoscenza di questi dati e la riflessione su miti, modelli e tendenze dei giovani, è indispensabile per qualsiasi adulto che intenda svolgere un’opera educativa.
L’adolescenza è stata chiamata “età del malessere”, “età di crisi”: ma la parola crisi, dal greco krìsis, nome d’azione di “scelgo, separo e decido”, dà luogo a un’azione positiva, per cui le crisi costituiscono momenti di svolta della vita.
In questo periodo l’azione è più importante del pensiero: “l’universo trova spazio dentro me, ma il coraggio di vivere, quello ancora non c’è”. E la regola è la non regola. E’ un’età in cui “chi non risica non rosica” ma si ignora “tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino”, così il rischio e la sfida riempiono la vita: “e guidare a fari spenti nella notte, per vedere se è così difficile morire…”.
Spesso insegnanti e genitori credono di conoscere il mondo degli adolescenti, pensandolo attraverso proprie categorie che di fatto non esistono più; l’accelerazione del mutamento ha allargato il divario generazionale e si rischia davvero l’incomunicabilità se non ci affrettiamo a costruire ponti sui quali far transitare l’azione educativa. E, se non conosciamo bene come è fatta l’altra sponda, ogni tentativo di aggancio del ponte, anche più motivato e professionalmente pensato, rischia di fallire. Con il loro I-pod piantato nelle orecchie i nostri adolescenti sono lontani anche quando ci sono vicini, dicendoci senza parole “noi siamo noi e siamo altro da voi”.
Quindi in occasione di specifici seminari i docenti hanno potuto e potranno conoscere in modo più approfondito i loro studenti, esprimere le loro considerazioni e presentare proposte di percorsi formativi più mirati alla promozione della salute e alla prevenzione del disagio. L’incontro fra la promozione della salute e i processi educativi assume un esplicito valore: la salute non è un concetto accessorio o secondario, ma diviene un aspetto essenziale del processo educativo. E’ difficile coniugare la trasversalità educativa con l’architettura disciplinare a volte molto rigida, ma non è più accettabile un criterio di aggiuntività ai curricoli.
Si tratta di attivare una interlocuzione positiva fra i saperi fondamentali e le esigenze di sviluppo della persona.