Una scuola di qualità per saperi di cittadinanza
Scuola non azienda ma comunità organizzata per investimenti a lungo termine.
Dimensione di qualità nuova: qualità formativa, istruttiva e organizzativa. Il sistema scuola per valutarsi dovrebbe considerare:
- saperi e apprendimenti,
- valori sociali, culturali e politici,
- organizzazione, ma in un’ottica di sistema, considerando senso e significato.
Momento teorico, prassico e riflessivo.
Come deve essere fatta l’analisi di qualità?
- dalla scuola sulla scuola,
- esige un’ottica di sistema e una carica di riflessività,
- occorre scegliere un modello che ne consideri la complessità,
- disporre di una serie di valutatori che siano al di fuori della scuola, ma intrecciati con i suoi processi e bisogni.
Un’autovalutazione compiuta e funzionale, ben orientata dell’operari scolastico, didattico e formativo, che è insieme ricchezza, complessità, interazione. Capace di formare a un‘etica della responsabilità. La pratica dell’autovalutazione provoca tensione pedagogica, se supera la routinerie, l’adempimento burocratico, se diventa:
- risorsa per la progettazione spingendola nella direzione dell’integrazione e della sinergia,
- sensibilizzazione di tutte le componenti, cambiamento della cultura interna, a piccoli passi, costruzione dal basso del processo incrementale, e la più grande risorsa sono le persone,
- elaborazione di un modello di identità.
Scuola dell’autonomia, scuola di progetti, riconsiderare il P.O.F.: non solo costruire progetti, ma elaborare significati in armonia con la cultura interna della scuola. Necessità di razionalizzazione e di unificazione, ricerca di nuove alleanza con enti e istituzioni, allora il progetto di miglioramento trova sinergie e si fa organico. Autonomia grande risorsa. Filosofia della qualità valoriale: metodologia del miglioramento incrementale, riflessività e lentezza. Valori (Momento teorico) devono diventare criteri in base ai quali si assumono scelte e decisioni (momento prassico). I valori hanno una funzione ermeneutica (aiutano a interpretare l’esistente) ed euristica (aiutano a procedere con la ricerca-azione). Scelte educative discendono dai valori dichiarati. Armonia fra scelte educative, scelte curricolari, scelte didattiche e organizzative.
La scuola deve diventare sempre più scuola di qualità, una scuola che produce pensiero e pensiero attivo, saperi capaci di distruggere stereotipi, saperi identitari di risoluzione dei problemi, saperi di democrazia, saperi attivi.
Ricerca di una comune via democratica per elaborare senso e significato nella complessità.
Politiche locali: centralità della scuola, investimento prioritario, in cultura in sapere in promozione e coesione sociale. Concetto di politica culturale integrata, enti che trovano convergenze per tessere una tela comune: ricchezza, senza sovrapposizioni, operare insieme e non solamente accanto.
Territorio: composto di tante entità: compagine plurale che deve avviarsi a diventare comunità.
Unità dinamica nello spazio e nel tempo: dove sempre proiettato verso un altrove.
Presenza di molte identità. Specialismi identitari che si uniscono alla ricerca del raggiungimento di obiettivi comuni.
Si tratta di un gioco politico, sottile e dialettico.
Si tratta di instaurare rapporti collaborativi in attesa di farsi comunità.
Si tratta di crescere tutti culturalmente.
Metafore dell’orchestra (F. Cambi): tensione permanente rivolta a un prodotto che va oltre l’atto esecutivo.
Comunità: insieme di persone unite tra loro da rapporti sociali, linguistici e morali, vincoli organizzativi, interessi e consuetudini comuni; società degli uomini, consorzio umano, società, gruppo, pluralità.
Comunanza di beni e di interessi: dal latino communitas derivato di communis, moenia cum munibus per indicare non moenia ma munibus inteso come beni comuni.
La dislocazione geografica accentua il permanere di una tradizione economica e culturale, aumenta le responsabilità della comunità nella gestione del territorio, promuove forme sempre più definite di concertazione e di dialogo sociale.
Le istituzioni scolastiche e formative sono centrali per lo sviluppo del territorio nella misura in cui concorrono con le altre.
Necessità forte di:
- un coordinamento effettivo delle politiche educative con quelle sociali, sanitarie, culturali e sportive (costituzione di reti)
- assuzione di un punto di vista di sistema
- una piena valorizzazione di competenze e risorse per rendere effettivo il diritto all’istruzione
- una reale integrazione e collaborazione di varie istituzioni.
Sistema formativo integrato: programmazione dell’offerta formativa in risposta ai reali bisogni della comunità secondo principi di
- sussidiarietà,
- differenziazione,
- adeguatezza delle azioni formative possibili.
Necessità comune di avere una popolazione in grado di esercitare una cittadinanza attiva.
Valorizzare il ruolo di chi rileva e interpreta la domanda di formazione del territorio e ne individua le priorità è determinante.
Flessibilità dell’offerta.
Costruire uno strumento di programmazione, una sorta di carta culturale del territorio (esempio del Trentino): insieme dei processi formativi organizzati formali e non formali.
Una carta capace di accogliere le istanze che il territorio assume come prioritarie e tradurle in azioni formative.
Sviluppo di competenze chiave soprattutto per i soggetti più deboli.
Una pluralità di pratiche di istruzione e formazione è una ricchezza se è ben organizzata.
Ruolo centrale della scuola che lo esercita con diverse azioni:
- riscoperta del senso sociale delle discipline (storia, geografia, scienze, ma anche matematica, ecc) attraverso un riesame del senso delle discipline: riscoprirne l’episteme, definire il loro aspetto interdisciplinare, collocarle dai profili specialistici alla formazione di base,
- sperimentazione di una sorta di esplosione delle discipline capace di intercettare e rispondere alla domanda del territorio, cercando di avvicinare l’offerta alla domanda,
- conoscenza delle competenze chiave richieste dall’Europa,
- costruzione di curricoli in risposta alla domanda locale,
- assunzione da parte delle scuole di una effettiva leadership culturale e istituzionale,
- rendersi garante della continuità delle azioni,
- adottare sempre di più un’organizzazione modulare più flessibile e più aperta a integrazioni e sviluppi, per costruire intrecci sempre più forti tra percorsi formali e non formali.
- Reti attivazione (art. 7 del DPR 275/99) di Dipartimenti di aree disciplinari intesi come laboratori per la ricerca e la pratica curriculare (ricerca disciplinare, definizione dei piani di lavoro, formazione in servizio, progettazione delle innovazioni, documentazione e scambio).
- Raccolta e valorizzazione delle esperienze delle scuole “Centri di memoria attiva delle pratiche formative”.
- Progetti di sperimentazione di possibili innovazioni curriculari per ripensare la pratica disciplinare in funzione di un approccio laboratoriale in riferimento ai bisogni formativi.
- Combattere e prevenire la dispersione.
Insomma la scuola, garante della leadership culturale della Carta, dovrebbe trasformarsi da un mondo di contenuti a un mondo di significati.
Educare alla cittadinanza attiva: consapevolezza, integrazione, habitus critico, responsabilità, cooperazione, solidarietà.
Necessità di investire in istruzione e formazione, per la nuova società della conoscenza come per altro ribadito e sollecitato nella rinnovata strategia di Lisbona e in occasione del Consiglio Europeo del marzo 2005, che precisa le Competenze chiave per l’apprendimento permanente.