Chi legge deve sentirsi a proprio agio, deve provare affezione.
Niente imperativo (Pennac: il verbo amare e il verbo leggere non si coniugano all’imperativo), niente noiose pratiche fini a se stesse abitudine di troppi insegnanti.
Necessità di creare l’abitudine alla lettura: fare percepire il libro come luogo dell’anima, tempio del sapere e della conoscenza.
Attrarre i lettori all’interno del testo: tenere conto del loro punto di vista, creare attese, una sorta di gioco che solleciti e poi soddisfi le aspettative dei lettori, sapere ciò che conoscono e ciò che desiderano.
“La competenza di lettura consiste nella comprensione e nell’utilizzazione di testi scritti e nella riflessione sui loro contenuti al fine di raggiungere i propri obiettivi, di sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e di svolgere un ruolo attivo nella società.” (Invalsi 2007, Risultati di pisa 2006. Un primo sguardo d’insieme)
Lettore competente: comprende ciò che legge (troppi fraintendimenti e comprensione sempre più parziale).
Domande:
- Chi si può definire un lettore competente?
- Può bastare oggi la mera decodifica del testo?
- Perché gli alunni hanno difficoltà a comprendere molti testi letterari e scientifici?
- Quali sono le più diffuse difficoltà di comprensione?
- Qual è il significato globale, quali informazioni si ricavano in superficie, quali sono quelle nascoste?
- Leggere e giungere a una comprensione testuale profonda significa adottare differenti procedimenti cognitivi.
Il lettore competente è un alleato stretto dello scrittore: lo aiuta a creare intrecci, talvolta più affascinanti di quelli che avrebbe potuto immaginare; non legge in modo passivo, ma interpreta, cerca di prevenire gli snodi, fabbrica e smantella ipotesi, rendendo la trama che sta leggendo più affascinante di quello che è.
Occorre sollecitare interesse e curiosità: il testo è più facile se è vicino alle loro esperienze e curiosità.
Provocare esperienze di immedesimazione e di condivisione.
Costruire un laboratorio mentale: immergersi e volare dentro la storia.
Preparare alla letteratura.
Abituare al gusto della lettura.
OCSE-PISA sulle competenze di lettura dei quindicenni:
Il 26% si colloca sotto il livello 1: non sono in grado di utilizzare le conoscenze apprese per altri apprendimenti.
Il problema è trasformare le conoscenze in competenze.
E i saperi da saperi di senso comune a saperi significativi.
Costruzione di modelli mentali: abitudine a interiorizzare e a trasferire competenze di lettura in contesti diversi.
Sottolineare i personaggi soggetti di una possibile identificazione.
Proposta di organizzare veri e propri Laboratori di lettura-scrittura. Anzi più di scrittura che di lettura, visto che in Italia si scrive molto e si legge poco. Affinché la scrittura sia importante strumento per far amare la lettura, almeno per creare il bisogno di lettura. Leggere di tutto, non demonizzare
Esempio del caso Moccia: si tratta di fenomeni collettivi molto interessanti, si legge per sentirsi parte di un gruppo, per immedesimazione e identificazione coi personaggi.
Proposta di prendere qualsiasi libro fra i più letti e di analizzare valori, espressioni, significati, gioco esterno-interno, oggetti ricordati e usati.
- Studiare e smontare i meccanismi narrativi non fini a se stessi, ma per scrivere.
- Descrivere e costruire un rapporto fra persone o il carattere di un personaggio a rovescio.
- Rintracciare e sovvertire luoghi comuni: la ricchezza dà felicità? I genitori sono più saggi dei figli?
- Raccontare la medesima storia da un altro punto di vista, per esempio, nel caso del libro di Ammaniti, dal punto di vista del padre.
- Inventare una vicenda narrabile, mettendo in relazione diversa alcune cose (esempio: campi, bicicletta, casa abbandonata…).
- Prendere un’immagine o un paesaggio e costruire una vicenda diversa: “Ci sono paesaggi, siano essi città, luoghi deserti, paesaggi montani o tratti costieri, che addirittura reclamano a gran voce una storia. Essi evocano le loro storie, le creano” Wim Wenders.
- Evidenziare ciò che il narratore sa ma non dice, distinguere il detto dal non detto: Hemingway paragona le buone storie a degli iceberg, solo l’ottava parte emerge.
- Scegliere e mettere a fuoco un tema, chiedersi se è raccontabile, se è significativo.
- Sintetizzare il tema in un solo periodo.
- Scandire le azioni in una serie di frasi parallele, poi costruire l’intreccio.
- Distinguere eventi primari e secondari, provare a ribaltare la prospettiva.
- Prendere la medesima fabula e provare intrecci diversi.
- Costruire i personaggi con caratteri e linguaggi diversi.
- Lavorare con le descrizioni.
- Provare a scrivere usando tutti i sensi.
- Ricordarsi che ci sono tre criteri base per raccontare bene: economizzare i mezzi, creare una tensione narrativa, imporre un buon ritmo.