lunaelaltro

Il libro Luna e l’Altro raccoglie testi di 50 autori e opere di 50 artisti a cura di Alessandra Borsetti Venier e Sandra  Landi, (Morgana, Firenze 2009). Il progetto si è dispiegato in una serie di eventi: performances, installazioni, letture, incursioni musicali, sollecitazioni sul tema, mettendo in gioco tutti i sensi… 

Esposizione delle opere dal 20 luglio al 30 agosto 2009:
Luna e l’Altro – ENIGMA – PONTASSIEVE La Barbagianna: una casa per l’arte contemporanea;
Luna e l’Altro – ARCHETIPO – FIRENZE Palazzo Panciatichi;
Luna e l’Altro – AMBIGUIITÀ – CERTALDO Palazzo Pretorio.

Introduzione al libro Luna e l’altro

Lei e Lui-Lui e Lei
Una linea e via. Questo è l’orizzonte: una retta decisa.
Niente tappeti di colline ballerine a intralciare la scena.
E’ così e basta, senza tante storie.
Te ne devi andare? E allora vattene.
Ma lui, da consumato istrione, indossa il costume delle grandi occasioni e appronta il suo finale.
Si muove con smisurata lentezza, affinché sia  assaporata  fino in fondo la sua maestria.
Corteggia quelle nubi baloccone, che stanno lì a scuriosare, facendole arrossire. Ammiccano, le vezzoselle, ma si agghindano e si prestano ai suoi voleri.
Rimbocca le coperte a quella parte di mondo che lo sta a guardare attonita, e promette riposo a destra e a manca.
Fandonie, lo so io quante insonnie!
Sfuma, rosseggia, schizza e tratteggia il cielo.
E’ venerato e lo sa.
Dispiega il suo fascino: recita le ultime battute e si fa inghiottire dal mondo, lasciando tutti nello stupore della mancanza.
Di là lo stanno già aspettando: con rosati adescamenti preparano la sua entrata, pronti a pregustare esplosioni di luci e di colori.
D’altra parte, un attore come lui non ammette comprimari, quando io mi faccio avanti impaziente, lascia la scena.
E allora anch’io con carri di  stelle puntiformi, gioco le mie seduzioni: ombreggio, tratteggio e rischiaro. Imbelletto il nero con l’argento.
Avvolgo fili sottili per tessere reti di desideri, ordire trame di speranze e intrecciare destini.
Ascolto i bisbigli, ma soprattutto racconto a chi le sa ascoltare le mille storie racchiuse nel mio ventre.
Mi sgravo dei segreti che covo e li semino per i campi stellati.
C’è chi dice che io sia illuminata di  luce riflessa, che sia tuo satellite, che non possa esistere senza il tuo esistere…
Eterna storia del maschile e del femminile: subalternità e sudditanza.
Tu esisti perché io esisto – mi dici – ti illumino e ti scaldo.
Ma io, maschio o femmina divento, a seconda dei voleri.
Coniugo il maschile e il femminile nelle mille sfumature dell’essere.
Nave e porto divento.
Così  ti esisto.
Genero, generata.
Sia come sia, ti eguaglio nell’epatta. Sigizia, ho il mio lunistizio.
Sì, spesso ho la luna ed è naturale: amo chi vive nel mondo della luna.
Cosa vuoi? Vuoi forse farmi vedere la luna nel pozzo!
Basta con la sudditanza.
Ho pure un giorno tutto mio: lunae diem.
Tanto, ogni dì divien sera e prima o poi te ne devi andare…
E la notte non è la morte del giorno, è la madre. Sia chiaro una volta per tutte.
Inizio, non fine. Nascita.
Allora io, regina della notte, governo quando tu scompari, anche il buio più profondo. E lì le cose si fanno più complicate.
Con passo leggero e sicuro vago fra i confini  del mondo e veglio il ritmo dei respiri.
Sciolgo la rugiada delle mie mammelle, e nutro i sonni per generare sogni. Così la vita, opera d’arte, può farsi poesia.
Ma i più, distratti e i frettolosi, si lasciano irretire dai tuoi abbagli e non si accorgono delle sfumature della leggerezza. Amano vivere in fotocopia e, avidi di averi, si dimenticano di esistere.
Nell’abisso della notte, intreccio ricordi, scovo incubi e paure, vendicandomi della tua lontananza.
Stupisco, incanto, sfumo e sciolgo i confini delle cose.
Ti lascio volentieri il regno del giorno, la luce scontata della realtà, chi è imprigionato nella trappola del quotidiano, chi annega nelle pastoie della pesantezza.
Io amo i chiaro-scuri, gli anfratti, l’immaginare più che il vedere.
Cosa troppo vista perde grazia e vista… ricordatelo.
Per te, due più due fa sempre quattro – che noia! – eternamente quattro.
Per me, figurati!, se non l’avessi spremuto fino a fare cinque, le strade del mondo sarebbero state diverse.
Attesa, nasco nell’inatteso.
Nello scorrere  di un tempo sempre uguale illumino la ricerca dell’infinito; nel buio, braccheggio una luce tutta interiore.
Mentre il mondo giace, complice, lascio ai boschi l’ombreggiare dei segreti e ai venti il vibrare dei sussurri, ma so essere grifagna, nella burla dell’eclisse, fra gli ululati ferrigni di quel cieco mondo che ti ostini a voler illuminare.
Io, livida, lo inghiotto in torbide tenebre per vomitartelo addosso appena ti azzardi a fanfaronare, mentre l’alba, servizievole, ti scodella il giorno già confezionato e odoroso di pani a pena nati.
Ma lascio agli amanti i riccioli del piacere.
Mi  faccio complice con i miei chiari di luna.
Amo gli amori.
Lui, lei e i chiari di luna.
Mari di tranquillità?
Io ci provo, ma non è sempre  così.
Al nascere del giorno, talvolta cerco l’indugio:  nella sera che non intende cedere al mattino mi lascio avvolgere dal celeste che pur mi dona.
Allora diafana gioco a far la santarellina.
Esco dall’utero della notte, nuova nascita con epicentro nell’essere. Epifania.
Candrama lousksna,  Iside, Ecate o Selene…  o come  vogliono nominarmi, mi faccio divinità salvifica.
Quale poeta o musico o artista non si è a me ispirato.
Alcuni mi hanno usato come stella e confuso con il  mese, complice il divino Alighieri:  “m’avea mostrato per lo suo forame Più lune già”.
Certo, mi guardava da un “pertugio”!
Mi sono poi trovata come simbolo di paciosità, di pinguedine e pure di dabbenaggine;
Responsabile perfino della licantropia, meno male che per l’almanacco popolare significo saggezza, così  aiuto anche qualcuno a sbarcare il lunario.
Non vi dico gli scienziati: ma si può vivere sempre con gli occhi puntati addosso! cannocchiali, telescopi… ne hanno inventati di tutti i colori. Un lunar decorder mi sta circumnavigando, un crater observer mi sta minacciando.
Buchi neri, mostri e spari cosmici, galassie cannibali e lampi gamma… supermacchine del cosmo credono di scoprire e di sapere, ma non sanno quanto è grande l’invisibile del visibile.
Che cosa credono di fare? dopo quelli dello sbarco, sembra che altri per rivincita stiano organizzando altri sbarchi. Insomma non si cavano la Luna dalla testa.
Litigano pure sulla mia nascita…
Scienza e fantascienza, sonde vere, presunte e raccontate, orbitano, mi sfiorano, mi pungono e mi penetrano,  ma ancora non sanno quale sia il mio nucleo e come sia fatta la mia crosta.
Li lascio discutere: studiate, studiate che non fa mai male…
Magari, cari scienziati e  astronauti, imparate un po’ anche a guardarvi dentro, forse di questi tempi ci voglion più  intronauti e poeti.
Ho sentito dire “man on Moon, woman on Mars”, speriamo che l’irresistibile ascesa del femminile si faccia orbitante.
Inasomma io,  povera Luna…

Son  condannata a far rima con l’ondeggiante cuna,
al massimo in  coppia  mi ritrovo con la cruna,
insomma a cullare e cucire sembro esser destinata,
ma non sapete di quante parole  mi sono abbeverata…

Sarebbe l’ora che mutassero i versi!
Di recente una serie di sedicenti scrittori me ne ha dette di tutti i colori.
D’altra parte, tempo fa, c’era chi voleva “uccidere il chiaro di luna”, e adesso mi chiamano impicciona, mi accusano di essere scialba quando sono evanescente, sonnecchiosa quando nei miei pensieri sono oziosa.
Mi chiedono “cosa fai Luna lassù, dimmi che fai…”, istigati da un tal conte Giacomo che non mi ha mai lasciata in pace. Ha persino insinuato che potessi cadere, come le stelle.
Adesso un tal Sanguineti Edoardo mi ha chiamato “fegato indemoniato”, qualcun’altra  mi vuole “spezzettare e mettere nel latte”. Per giocare con le rime farebbero di tutto: “peste innocente, patrona inclemente” rimeggia un certo Zanzotto.
Meno male che un tal Franco Cantini, poeta popolare, mi canta perché rimetta un po’ a posto le cose e Simonetta Filippi, certuna,  conclude “non resta che cantarla, la Luna”!
Allora lascio poeti e musici a cantare e gli ‘strologhi a ‘strologare, perché tanto le cose non sono come sono, ma come si vedono.
E voi non mi confondete con un luna park e smettetela di abbaiare alla luna coi vostri squallidi satelliti artificiali, cosa volete? Volete forse la Luna?
Me ne sto qui da un tempo infinito a conservare ampolle, in attesa che qualcuno alluni alla ricerca del senno perduto… non per altro, non per altro,  mi raccomando.
È finita la luna di miele, ditelo anche ai lunaristi.
E non fatemi venire la luna di traverso… con tutte le vostre poesie melense e sempre uguali, con tutti i vostri scarabocchi pretenziosi e arrovellati!
Con questi chiari di luna c’è poco da stare allegri!

Artisti

Angiero Sabato
Andreozzi Maria
Avella Vittorio
Borgianni Marco
Bucchi Massimo
Campriani Gloria
Cantini Carlo
Caverni Gianni
Chiarantini Andrea
Chiti Angela
Dalisi Riccardo
Dami Andrea
Daniele Anne&Mario
De Silva Luca
Di Cocco Giampaolo
Dorigo Gianni
Emma Giuseppe
Fiore Elmerindo
Fontana Antonia
Fontanelli Lorenzo
Franceschi Kiki
Gallois Caroline
Giuliano Ghelli
Gozzini Cristina
Innocenti Roberto
Jackel Hildegard
Jochamowitz Lucy
Lanzini Melania
Marini Andrea
Mayer Giorgio
Mori Massimo
Nocentini Lisa
Palterer David
Pampaloni Patrizio
Pedullà Rita
Persiani Gloria
Pezzatini Lorenzo
Poggiali Berlinghieri Giampiero
Rickinger Liane
Salvini Pierallini Elena
Saviozzi Giacomo
Staino Sergio
Stange Sabine
Troiano Ottavio
Turrini Stefano
Viliani Laura
Vitali Ivano
Viti Piero
Wolfram Deva
Zuccaro Sergio

Autori

Basagoitia Gladys
Bertocci Silva
Bettarini Mariella
Biagini Elisa
Borgini Alma
Brancale Michele
Brunetti Francamaria
Bruttini Capperucci Paola
Buonfiglio Serena
Capitani Paola
Cárdenas Vettori Ruth
Cercenà Vanna
Conte Giuseppe
Cooley Martha
Cruciata Maria Antonietta
Delle Cave Laura
De Stefano Aldina
Diomelli Dania
Filippi Simonetta
Gasperini Chiara
Gentile Brigidina
Gerosa Floriana
Gianfelici Gabriella
Grementieri Carlaù
Grieco Umberto
Lastri Cristina
Lo Russo Rosaria
Mariani Gigliola
Marino Paola
Matteini Tommaso
Merini Alda
Moschini Maria Pia
Panunzio Bartoli Linda
Pascarelli Sabine
Presciuttini Paola prosa
Prosperi Franca
Quarenghi Giusi
Righi Vanna
Rossella
Sancasciani Claudia
Sangiovanni Emma
Sanguineti Edoardo
Šmitran Stevka
Tetragramma
Turco Claudia
Ugolini Liliana
Vezzosi Alessandro
Viviani Aglaia
Zaghi Rita
Zanzotto Andrea