Genere: ipotesi prima
Romanzo di formazione?
È La storia di chi cresce fra culture, lingue e modi vivere diversi
La narrazione dei fatti non tralascia errori, l’autrice si dimentica di dimenticare
Testimonianze di stagioni storiche difficili attraverso il ritrovamento di documenti familiari che spaziano su diversi piani temporali, dal fascismo ai difficili anni 70 e 80
Sono gli anni turbinosi di un’Italia ove i nodi di una modernizzazione non risolta vengono al pettine.
Anni Settanta: il decennio più lungo del secolo breve, inizia nel 1966 con gli «angeli del fango» che accorrono a Firenze invasa dall’Arno e finisce nel 1982 con il trionfo ai mondiali di calcio.
Tra questi due poli corre una storia piena di speranze e di ferocia, di sogni e di violenza in cui l’Italia, condizionata con forza dal contesto internazionale, vive trasformazioni profonde all’inseguimento di una sempre difficile modernizzazione. Questo libro racconta quegli anni generosi e terribili in cui tutto è sembrato possibile con uno sguardo generazionale del testimone.
Stimola la curiosità di rileggere con lo sguardo dello storico (vedi) Miguel Gotor “Generazione Settanta”.
Risveglio giovanile non legato esclusivamente alla classe operaia, bensì riguardante anche la piccola e media borghesia, coinvolta nel processo di scolarizzazione di massa allora in corso.
Tantissimi giovani, mossi da una volontà d’impegno collettivo, accorsero in modo spontaneo nella città di Firenze da ogni parte d’Italia per rispondere anche al bisogno di un nuovo protagonismo generazionale.
Nell’immaginario comune quei ragazzi divennero i cosiddetti «angeli del fango», che s’impegnarono volontari per salvare almeno una parte del patrimonio artistico e librario custodito nei musei e nelle biblioteche fiorentine sommerse dalle acque dell’Arno.
La voglia di contare si mescolava con un’ansia pungente di ribellione, che contestava i valori perbenisti e i modelli di vita borghesi.
Quell’irrequietezza esistenziale poteva trasformarsi in una rabbia sorda e impotente. È da qui che Miguel Gotor inizia a raccontare i momenti chiave del «decennio più lungo del secolo breve» arrivando fino al 1982, data del trionfo dell’Italia nei mondiali di calcio che fece dimenticare il forte arretramento dei diritti sociali degli anni Ottanta Che Elda ci fa ricordare.
Un decennio turbinoso, ove le contraddizioni della modernizzazione si intrecciarono con la contestazione giovanile e quella operaia, e ancora la strategia della tensione, lo stragismo e la lotta armata, la solidarietà nazionale, e il femminismo fino al tramonto della guerra fredda.
Per lo stile letterario vale ricordare le “Lezioni americane” di Calvino: complessità. Elda costruisce una rete di connessione tra i fatti, le persone, le loro storie e la Storia.
La complessità presenta il tranello del groviglio, ma presto si dipana con l’ordine mentale di chi scrive e con l’uso sapiente di diversi registri.
Scrivere è anche un modo per riconoscere la metamorfosi dell’io, il mutamento dell’identità
Ipotesi seconda: autobiografia
Narrazione attraverso l’estensione del sé nella scrittura
È il suo punto di vista a parlare, ma la percezione personale diventa collettiva, sviluppando l’abitudine in chi legge di spostare il proprio punto di vista nel contesto
In questo periodo consiglio una mostra molto interessante, quella di Olafur Eliasson a Palazzo Strozzi che racconta come l’esperienza di vivere sia un’arte se riusciamo a immergersi nella straordinaria dimensione del tempo in cui viviamo e a cui, forse, non dedichiamo l’attenzione che merita e l’arte è quello straordinario strumento che può contribuire a cambiare noi stessi e il mondo in cui viviamo.
E ci fa ricordare Zygmunt Bauman: costruisci la tua vita come un’opera d’arte
Elda ama la scrittura e offre numerosi spunti a chi ama la scrittura
Ipotesi terza: romanzo storico
Importanza dei romanzi che parlano di Storia
Quando il 24 febbraio la Russia ha invaso l’Ucraina, il passato ci è piombato addosso con ferocia.
Nel ’68 un certo Bob Dylan cantava
“cosa hai sentito figlio mio dagli occhi azzurri? Cosa hai sentito figlio adorato?
Ho sentito il fragore di un tuono e il suo rombo era un monito
Ho sentito il ruggito di un’onda che potrebbe allagare il mondo intero
Ed è una dura pioggia quella che cadrà…”
Allora cantavamo “mettete dei fiori nei vostri cannoni” ed era il punto più alto della guerra fredda
E Guccini e De André e (Esodo) Battiato cantavano per risvegliare le nostre coscienze anche con i girotondi…
“L’aeroplano vola, se getterà la bomba, chi La prenderà?
La bomba è già caduta chi ci salverà
La prenderemo tutti, marcondino ‘indirondà!
Sia belli o siano brutti
Sian grandi o sian piccini li distruggerà!”
Ora siamo di fronte a uno dei momenti più pericolosi dell’umanità, chi sente il bisogno di esprimersi su questo tema? Perché non stiamo reagendo come fu nel Vietnam?
Il fatto che oggi nessuno sembri non aver paura mi fa davvero paura. Cosa è?
È indifferenza o non conoscenza della storia? Povero Tacito!
E allora ben vengano libri come questo, dove si narra una storia personale per narrare la Storia.
Citare Ulisse che piange ascoltando il cantore cieco che racconta la sua storia.