Eh, lasciatemelo dire, lasciatemelo dire subito: è una donna veramente eccezionale, una di quelle… come si dice… una di quelle “portate”, una di quelle che hanno le “mani di fata”, una di quelle che incanta fa CANTARE.
Una tutta perbenino, linda e sempre pettinatina, profumata? profumatina il giusto: odorosa di bucato e magari anche di borotalco, appropriatamente agghindata con collettini e merlettini alla Lucia Mondella.
No, la Lucia Mondella era di un’altra epoca…
Insomma, appena la vedi pensi subito a una classica vestale di famiglia: sorvegliata nel parlare, vestita sempre con tale proprietà e pudicizia che non potresti mai immaginartela nuda… ritrosa (quando le conviene), sbalordita e incredula quasi si stomacasse quando le capita di incontrare quei buzzurri dei nuovi venuti.
Certo che lei è una vera fiorentina DOC! non di quelle da mettere alla brace eh! Ma di quelle fiorentine fiorenti che non sfioriscono mai… d’altra parte anche il suo lui le ha CANTATO chiaro e tondo quanto hanno contaminato gli invasori delle mura fiorentine!
Perbenino è perbenino, sì, ma non la potresti definire una mancata monaca, una grigia beghina – come ha osato insinuare qualcuno – di quelle rinunciatarie e inacidite prima di maturare; forse sarà un po’ bacchettona, questo sì, un po’ baciapile, leccasanti e pretaiolina, santocchia e biasciapaternostri, di quelle destinate a sottomettersi anche al marito più pissero… ammesso che lo trovino!
Tutta snocciolacorone, insomma, e sbiascicanovene, forse gattamorta no, e in un certo senso, nemmeno sputainferni! Però sempre capace di distinguersi dal pisserume più comune.
Infatti potremmo definirla piuttosto una transpissera, una pissera nobilitata, elevata, angelicata, ma ridotta a una castità involontaria: una specie di principessa, certo, ma una principessa in cerca di pisello, una Barbie celestiale, una Biancaneve in attesa di un qualche principe, anche un princituzzo o un principastro, magari anche un savoiardo le sarebbe potuto andar bene se avesse avuto modo d’incontrarlo… invece no, sembra che il suo destino debba essere legato al narrare, alle lettere, alle parole, parole, parole parole e pure in RIMA INCATENATA!
Una Sheherazade in cerca di uno straccio di sultano per raccontargli almeno uno straccio di storia, per passare almeno uno straccio di notte a parlare un po’, stanca di ascoltare e basta, e ascoltare sempre quella medesima storia così ingarbugliata e lunga, voluminosa e ingombrante, grave e aulica – addirittura DIVINA l’hanno chiamata – che le ha dedicato quel suo LUI capitato tra i piedi mentre passeggiava tranquilla sul Lungarno. Sì certo, è colto, erudito, dotto, certamente un grande…
“Per ora – dice lei – di grande mi par di vedere solo il naso, adunco e a petronciano, camuso e un po’ rincagnato, figurati quando prende il cimurro e smoccia. Come nasica il nasuto!”
Insomma la nostra LEI è una donna rosa-margherita-orchidea che avrebbe tanto voluto essere una donna cipolla (tenera, ma saporita), o una donna carota (cotta il giusto, perché troppo cotta è insipida e molliccia, cedevole e inconsistente) o magari una donna insalata, quintessenza della femminilità, spensierata e capricciosa, pimpinella, tutta da cogliere e assaporare.
Mica solo da cantare!
Cantano cantano, e poi sposano le altre: le GEMME!
Ti dicono “Quello che mai non fue detto di alcuna” e poi ti schiaffano sublimata nella quiete del PARADISO, senza pensare che a quell’età ti sarebbe certamente piaciuto di più fare quattro salti nell’INFERNO.
Sarà stato un po’ rumoroso, ma certamente più divertente!