Etica pubblica e codice deontologico nella professione insegnante
Etica pubblica costituzionale: presenta una complessa articolazione.
Etica della cittadinanza, del lavoro, della solidarietà, delle varie professioni.
Etica della cittadinanza, presuppone:
- coscienza dei diritti e dei doveri
- partecipazione alla vita pubblica
- ethos di convivenza (razzismo).
Etica del lavoro: impegno produttivo, responsabilità, solidarietà.
Etica delle professioni: diritti e doveri in divenire, atteggiamenti e norme volte al bene comune.
Molto importanti nella società, sono una sorta di etiche speciali: identità professionali, senso di appartenenza, punti di riferimento per l’autovalutazione.
Creare un ordine professionale? (poco consono agli insegnanti) Meglio una specie di Consiglio superiore.
La scuola è un’organizzazione complessa che si situa nella nuova società della conoscenza.
In primo piano si pone la responsabilità dell’insegnante: svolge una funzione chiave, ricopre un ruolo centrale nella società (tutti passano dalla scuola) in quanto formatore di conoscenze, di competenze sociali e di soggetti sociali.
I docenti devono essere capaci di dare risposte ad un fondamentale diritto umano: il diritto alla conoscenza.
Peculiarità non assimilabile ad altre professioni, anche perché aumentano le deleghe della società nei confronti degli insegnanti.
Si tratta quindi di una funzione complessa: ricordare l’etimologia cum plectere e l’importanza del cum.
Necessità dell’esplicitazione di un’etica degli insegnati che deve partire dall’interno del corpo professionale (Associazioni degli insegnanti) e non dall’esterno.
Occorre elaborare un codice deontologico capace di sostenere e di orientare, che si pone al di là di un’etica burocratica.
L’insegnante che non solo trasmette, ma progetta, valuta e orienta, fa un servizio alla persona e un servizio alla comunità.
Supera la routine con l’etica dell’impegno e della responsabilità.
L’insegnante che segue un codice deontologico secondo Franco Cambi dovrebbe rispettare sette punti:
- Insegnare secondo verità
- Formare alla/nella libertà (libera costruzione di sé senza pregiudizi e condizionamenti)
- Capire l’individualità
- Attivare il sostegno (essere vicini)
- Valorizzare il dialogo (comunicazione)
- Farsi mediatore razionale rispetto a ciò che è pubblico, politico, sociale
- Mostrare sempre la cultura come valore, come arricchimento dell’umanità.
Il principio della libertà di insegnamento deve misurarsi con il diritto al libero esercizio della cultura, il diritto all’apprendimento, ai risultati della ricerca didattica e delle scienze cognitive, lo sviluppo tecnologico, il lavoro collegiale.
C’è forte necessità di una formazione continua, per cercare di costruire una nuova immagine sociale della professione insegnante, ritrovando l’orgoglio dell’insegnare secondo il modello dell’artisan philosoph.
Gli insegnanti non sono semplici impiegati dello stato, sono dei professionisti dell’educazione.
Possibili compiti di un Consiglio superiore:
- garanzia e promozione libertà di insegnamento
- definizione e controllo standard di accesso e di formazione
- definizione e controllo standard di sviluppo
- creazione e gestione di un albo professionale
- definizione e gestione del codice deontologico.
Necessità di continui dibattiti e di riflessioni affrontando la filosofia di fondo: il ruolo della scuola nella società.
Affermare la necessità della lentezza, del rigore, dell’approfondimento.
Scuola slow contro il bignamismo e il fast food dell’istruzione.
Fare fronte tutti insieme: pretestuosa è ogni guerra fra poveri.
Purtroppo abbiamo assistito a uno stillicidio di provvedimenti di taglio sulla scuola operati con criteri ragionieristici.
Nella discussione quantità/qualità, si deve puntare alla qualità, ma cosa significa qualità per la scuola?
Nella scuola occorre più pensiero: inglese e informatica sono solo strumenti.
La scuola che non può assumere modelli organizzativi non suoi.
Cosa produce la scuola? Il docente insegnamento, lo studente apprendimento.
La qualità nella scuola è questa: più insegnamento più apprendimento.
La scuola di qualità è la scuola che produce pensiero e pensiero attivo, quello che crea saperi relazionali e saperi di risoluzione dei problemi.
La scuola non può obbedire al mondo del lavoro, organizzandosi in funzione del mondo del lavoro Ma non può nemmeno essere indipendente, altrimenti va per conto suo e sforna disoccupati.
Deve essere interagente: fa il suo mestiere (forma le menti) non scimmiotta altri, ma si mette in contatto.
Politiche locali: centralità della scuola, investimento prioritario, in cultura in sapere in promozione e coesione sociale.
Occorre però affermare un ruolo più attivo delle scuole nella programmazione politica territoriale.
Investire su strutture che producono:
- Pacesenza alcuna connivenza con logiche di guerra
- Conoscenza più scuola a tutti, più formazione educazione per tutti
- Pensieri guai a quelle società che non hanno bisogno dei poeti!