A zig zag nell’Europa del nord (da  Helsinki a San Pietroburgo… e ancora  Estonia,  Lettonia e Lituania)

sandra 2008 050

25 luglio

La prenotazione del volo aereo, quest’anno, si era risolta speditamente, non appena scoperto che la compagnia Ryanair ci avrebbe condotto in Finlandia con non più di 160 euro, compreso il ritorno. Un solo disagio: partenza da Bergamo e arrivo nella città di Tampere. Decidiamo di affittare un pulmino e con Fabrizio Poggi, il titolare, si definiscono tutte le modalità della partenza. Dopo esserci accomodati insieme a Carla e Gigi, soddisfatti e un po’ assonnati, alle 4.00 siamo già sulle splendide colline dove si posa la residenza di Maria Teresa e dove ci attendono anche due compagne e un compagno straordinari, finora a noi sconosciuti: Pina, amica stretta di Maria Teresa, Paola e Damis, suoi cugini.
Rammentavo che il percorso per raggiungere Maria Teresa si distribuiva, leggermente, attraverso stretti vicoli, ombreggiati da fitte colonne di ulivi, ma non ero riuscito a immaginare il rischio dell’ardua impresa dovuta all’inevitabile esigenza di un rigido dietro-front che il nostro autista Sergio è costretto ad azzardare. Ci riesce, anche se nessuno di noi è capace di registrare compiutamente il numero e la qualità degli accidenti, variamente indirizzati e distribuiti durante le ardue manovre.
Le quattro ore che ci separano da Bergamo sono utilissime anche per improntare i primi approcci di conoscenza, ma servono soprattutto per confermare un’ottima sintonia di gruppo, raramente scalfita da legittimissime esigenze individuali. Tutto fila per il verso giusto e la puntualità del volo conferma che oggigiorno non è più indispensabile affidarsi a compagnie tradizionalmente sperimentate. C’è un solo problema: si dovrebbero pagare ben 20 euro per ogni chilo di sovrappeso del bagaglio, quando supera i 15 previsti. Io sono costretto ad alleggerirlo di diversi chili, trasferendoli nel bagaglio a mano.
L’arrivo a Tampere è per il primo pomeriggio, che dedichiamo interamente alla visita della città e in particolare all’annuale festa degli studenti universitari che, mascherati, si divertono e fanno divertire l’intera città, accalcata lungo le vie del centro, costeggiando un ameno fiume, sui prati del quale si rilassano gruppi diversi di turisti e cittadini. Giunti sulla piazza centrale, attraversato il ponte sul Tammerkoski, si torna verso la stazione, dove parte il pullman che ci conduce all’hotel, un po’ fuori città. Ci si accomoda in camere molto accoglienti e si decide di consumare una delle migliori cene (abbondante, ottima e ben presentata), peraltro servita da personale perfettamente in chiave con la qualità della serata. E finalmente, dopo venti ore dall’ultimo risveglio (tranne qualche leggero cedimento a momenti di soffice sonnolenza), ci si abbandona nei nostri letti, ancora accarezzati da un denso chiarore notturno (fa buio vero soltanto a mezzanotte!), che ci accompagna senza fastidi in un sonno sprofondatamente profondo.

26 luglio

La colazione è programmata per le 8.30 e alle 9.00 parte il pullman per la stazione, da dove alle 10.02 si prende la direzione Helsinki; si arriva puntualmente alle 11.30, dopo aver concertato una prima base di programma per i due giorni di permanenza. L’hotel (anch’esso prenotato efficientemente da Sandra e Paola dall’Italia) si trova vicinissimo alla stazione, tant’è che è possibile raggiungerlo anche a piedi.
Helsinki si conferma una città molto ordinata, dai facili accessi urbani, abbastanza compatta e ben distribuita, almeno nel suo cuore centrale.
La prima visita è riservata alla Temppeliaukion kirkko, la famosa chiesa scavata nella roccia, appena qualche centinaio di metri dal nostro hotel. Dobbiamo attendere un po’ per la presenza di uno degli innumerevoli matrimoni nei quali incapperemo, ma subito dopo si apre ai nostri occhi un monumento davvero unico: una chiesa dalla pianta circolare, in parte scavata nella roccia, dove si coniugano ingegno e armonia e felicemente coesistono cemento, rame, granito, legno, il tutto impreziosito da un’acustica perfetta, ideale per un mancato concerto.
Sempre a due passi si erge il monumentale Palazzo del Parlamento e dunque il propagandato Kiasma, un edificio in stile avveniristico, recente opera dell’architetto americano Steven Holl, sede di un’apprezzata collezione di arte contemporanea, finlandese ed internazionale. Una sorta di grande arca, luogo di esposizioni permanenti e temporanee, ma anche sede di incontri culturali di vario genere. Dopo un rapido spuntino consumato nella fornita caffetteria, si visita il museo per apprezzare insieme la curiosità delle opere esposte e la qualità della moderna architettura. Sul piazzale d’ ingresso sono installate sculture di vario genere, comprese opere di servizio (panchine stranissime, ad esempio) che suscitano l’attenzione del pubblico, che vi si posa per la rituale documentazione fotografica.
Siamo ormai a metà pomeriggio ed è l’ora della ordinaria chiusura dei musei e dei palazzi. E’ dunque anche l’ora della visita della città all’aria aperta, che il nostro programma introduce perfettamente, avviandoci verso il quartiere delle passeggiate, ovvero l’Esplanade. Una grande arteria centrale, con molto verde e vari caffè distribuiti lungo il percorso, dove non di rado si possono apprezzare animazioni musicali, specialmente intorno alla statua di Havis Amanda, in prossimità del mercato. E’ anche per noi l’occasione di una pausa di relax, alcuni distesi sui curati prati circostanti, altri incuriositi dall’incessante via vai della gente, dove ci capita di “interrogare” un gruppo di italiani che sta attraversando, in bicicletta, parti consistenti della Finlandia.
La guida (che quasi mai utilizziamo per la scelta di un buon ristorante) ci consiglia stasera, eccezionalmente, il “Sea Horse”, un tempio della tradizione fin dal 1924, dov’è possibile gustare la vera cucina finlandese. Sarà proprio così, ma sarà anche che dobbiamo fare i conti con un’attesa interminabile (la lentezza è un loro forte!), in una sala molto fitta e particolarmente accaldata, dove in mancanza della dovuta prenotazione siamo accettati unicamente per garbo. Il sole tarda a tramontare, così si può rientrare a piedi, beneficiando della serena luce naturale, anche se oramai ci stiamo avvicinando alle ore 23.00. Che spettacolo le notti bianche!

Sole, catturato
negli azzurri, negli ocra,
nei pallidi rosati, nelle tenui mente
brucia e si nasconde
sfugge, si nega e riappare,
gioca a fare il prezioso:
è padrone e lo sa.
È capace di dominare la notte
e cancellare le stelle
lasciandoci esterrefatti
nei nostri sogni colorati di reveries
nelle sue notti bianche senza confini.

S. L.

27 luglio

Sistemati nell’ottimo hotel Helca, consumare una speciale colazione rappresenta un assoluto piacere, specialmente per me che sono solito bypassare letteralmente il pranzo, mentre altri si riforniscono di panini ben farciti e quant’altro serva per non interrompere l’intenso programma delle nostre giornate. Stamani siedo al tavolo con Maria Teresa e l’occasione vuole che nel nostro chiacchierare si scoprano conoscenti ed amiche comuni; fra queste l’indimenticabile Marisa Tassinari (che ormai, purtroppo, non è più con noi) che con Maria Teresa condivideva rapporti di parentela.
La prima visita è riservata alla Cattedrale bianca, la Tuomiokirkko, sulla scalinata di Piazza del Senato, in stile neoclassico, simbolo della città, custode della severità dei templi luterani. E’ abbastanza affollata e sede di ripetute iniziative, a partire dai maestosi concerti d’organo che la sera, alcuni di noi, avranno modo di apprezzare. Sulla scalinata laterale è posta la Biblioteca Nazionale, di fronte alla quale si scattano foto di gruppo in omaggio alla carissima compagna di viaggio Antonia, che quest’anno ha dovuto (per motivi d’ufficio, in verità) viaggiare in Canada.
L’altra Cattedrale è quella di testimonianza russa, la Uspenskin: una massiccia costruzione in mattoni rossi, la più grande chiesa ortodossa dell’Europa occidentale. La visita è abbastanza impegnativa, soprattutto per passare in rassegna l’insieme delle ricche decorazioni, accompagnati da un piacevole sottofondo di musiche religiose.
Da qui si scende sulla piazza del mercato, il Kauppatori, un armonioso allineamento di edifici anch’essi in stile neoclassico, dall’architettura solenne, vissuta quotidianamente dall’invasione dei numerosi clienti del mercato popolare, fitto di bancarelle che riescono ad attrarre l’interesse di alcuni di noi per acquisti di vario genere.
Il primo pomeriggio è riservato alla visita del Museo all’aperto di Seurasaari, che si raggiunge con l’autobus n° 24. Un tragitto di circa mezz’ora, che Gigi (il nostro fido cassiere) impiega quasi interamente per riuscire a concertare con l’autista (un giovane di origine somala, come mi spiegherà nel frattempo) gli euro necessari per i biglietti. Il parco raccoglie numerose costruzioni tradizionali della Finlandia: abitazioni, mulini a vento, botteghe e chiese immerse in un paesaggio boscoso e prati invitanti, tanto che Damis, Paola, Maria Teresa e Sandra ne approfittano per sdraiarsi un po’, mentre insieme a Carla, Gigi e Pina visitiamo alcuni particolari dei vari interni aperti al pubblico.
Un ambiente decisamente rilassante, quasi ammutolito, fino al punto di non resistere alla voglia di vivacizzare il clima, coinvolgendo un gruppo di giovani ragazze che colgono l’occasione per rallegrarsi e rallegrare, intonando con me canzoni strampalate.
Appena rientrati si sosta per una visita dell’imponente Finlandiatalo (Palazzo Finlandia), grandiosa opera di uno dei più noti architetti contemporanei, il finlandese Alvar Aalto. Oggi purtroppo è chiuso e non possiamo così penetrare all’interno delle scenografiche sale-concerti e congressi, eleganti nelle linee ed anche nei materiali usati. E’ questa l’occasione anche per commentare fra noi altre opere architettoniche di recente realizzazione, così che Paola e Damis ci parlano dell’Auditorium di Roma, mentre io sostengo la spettacolarità del nuovo Palazzo di Giustizia di Firenze.
La cena è consumata in un ristorante tailandese: prezzo fisso e buffet. E’ un’occasione molto divertente e soprattutto consente di contenere i tempi di attesa, dato che abbiamo ancora due grossi impegni da soddisfare: io, Sandra, Pina e Maria Teresa partecipiamo al concerto d’organo nella Cattedrale bianca, mentre Gigi, Damis, Carla e Paola sono incaricati di prenotare il treno per raggiungere San Pietroburgo, concludendo questa giornata particolarmente intensa con tre telefonate: una a Silvia e una alle mamme.

28 luglio

Paola, durante la colazione, ci illustra animatamente e puntualmente le condizioni per il treno verso San Pietroburgo, che prenoteremo subito dopo, riuscendo ad impegnare due singole cabine esclusive (quattro e quattro) e a garantirci un interessante sconto di gruppo.
Si passeggia, dunque, attraverso l’Esplanade, per indirizzarci verso il Museo del Design dove, alla biglietteria, si inscena una sorta di simpatica gazzarra, con l’intento di aumentare il numero degli ultrasessantenni, dato il possibile sconto sul biglietto d’ingresso. La collezione ci propone le opere del design finlandese fin dalla fine del 1800, con l’Art nouveau, il romantico nazionale, il funzionalismo, per arrivare ad Alvar Aalto e ad alcune esposizioni temporanee di impeccabile gradevolezza. Un salto all’Hotel Savoy è assolutamente consigliabile per completare il quadro delle raffinatezze prodotte negli anni ’30 del ‘900 da Alvar, che questo hotel ha interamente arredato con esemplari originali di mobili, lampade e stoviglie, provocando un’atmosfera davvero coinvolgente.
Abbiamo dedicato finora tutto il nostro tempo alla visita della città, ma non possiamo desistere dalla voglia di cedere allo spettacolo che sanno offrirci i percorsi lungo la costa dello storico golfo. Maria Teresa ne è assolutamente la più entusiasta, naturalmente fra i tanti entusiasti. Si parte, dunque, per una breve attraversata in direzione di Suomenlinna, la mitica fortezza marina, oggi patrimonio mondiale dell’Unesco, grandioso complesso militare finlandese, poi sede dell’esercito russo. Una meta ideale per liberare i nostri corpi e le nostre menti, vagando e divagando, immersi in un suggestivo paesaggio marino, intercalato da prati verdeggianti e piccole spiagge sulle quali rilassare le membra (si scopre financo una Carla esperta massaggiatrice), dopo aver passeggiato all’interno dello scenario composto da vecchie casette di legno, austere installazioni militari ed armoniosi caffè, perfettamente inseriti in questo ambiente speciale. Speciale, tanto davvero speciale che anche speciale è il costo di una bottiglietta di acqua da 50 cl., pari a 2,80 euro.
Damis e Gigi non hanno alcuna intenzione di rinunciare a una merenda – cena (dato che chiudono alle 18.00), da consumarsi in uno dei tipici ristorantini sulla piazza del mercato. Naturalmente incontrano il mio più incondizionato favore, viste anche le particolari specialità che questi offrono. Proposta accolta! E mentre alcuni scelgono fra le offerte del menù, Paola, Maria Teresa e Gigi sono incaricati di prenotare il traghetto per una “due ore” attraverso le coste, sulle quali si distende Helsinki e i suoi d’intorni. Dopo essere riuscito a farci procurare un’adeguata quantità di pane (impresa non sempre facile) e dopo che Damis e Pina si sono procacciati alcune specialità in altri banchi del mercato, ci si abbuffa su quelle crogiolanti prelibatezze, preparate all’istante, indubitabilmente artigianali, composte da fritture fumanti, dovutamente affogate da un’abbondante birra di qualità difficilmente eguagliabile. Che serata! Che splendida idea, Damis!
La partenza del traghetto è per le ore 18.00 e noi siamo in prima fila. Ho detto in prima fila! L’attraversata del golfo, con le sue frastagliate coste che si godono in vicinanza, avrebbe meritato molto più tempo, ma le attrazioni sono molteplici e varie e mediarne l’equilibrato dosaggio non è sempre facile. E poi, siamo ancora giovani e nessuno potrà impedirci di tornare un giorno sui nostri passi andati, per quanto almeno io ne abbia da muovere un numero non indifferente per calpestare le terre dell’intero globo, almeno di quello terrestre… e poi (chissà!), si vedrà.
Il rientro, come da programma, è alle 20.00. Ci si indirizza verso l’hotel, anche perché l’indomani sarà mattiniera la partenza per San Pietroburgo. E mentre si transita di fronte alla stazione incontriamo (come capitano per caso tanti casi!) una nipote di mia cognata: Giada. Una giovane ricercatrice presso l’Università di Siena, da questa inviata ad Helsinki a tenere una relazione a un Congresso internazionale. Complimenti, Giada. Un abbraccio e tanti auguri, mentre Sandra “messaggia” il simpatico incontro alla nostra nipote Giulia, naturalmente sua diretta cugina.

29 luglio

Pina è l’assoluta mattiniera del gruppo e alle 6,25 sosta già di fronte alla porta d’ingresso del ristorante. Dobbiamo fare in fretta perché il treno ci attende. In fretta, ma senza rinunciare a soddisfare i nostri stomaci di tutte quelle graziose grazie del Signore, a partire dalle aringhe e dalla croccante pancetta affumicata. Si sale in treno per ultimi, quando ormai i motori sono pronti alla partenza. Ci si accomoda comodamente, su sedili tanto spaziosi che riescono a sopportare perfino gigantesche moli di carne inciccita, tanto gravose e pesanti da farci divertire sul possibile rischio di deragliamento, quando si accatastano insieme sullo stesso versante. Ciccione e ciccioni che abbandonano presto i loro posti per occupare quelli del ristorante, dove mangiano e bevono all’infinito, talune e taluni addirittura per l’intero viaggio, che dura per oltre cinque ore.
Noi ci accontentiamo, invece, di stare tutti insieme e di cogliere l’occasione per orientare il nostro programma a San Pietroburgo, cercando di definirne il più possibile i necessari dettagli. Saranno cinque giorni intensissimi, ma la metropoli che ci aspetta è particolarmente impegnativa ed evitare qualsiasi perdita di tempo si impone come un’esigenza categorica. Ma fra noi c’è un’intesa perfetta, che funziona.
Arrivati nella tardissima mattinata alla stazione Finlandia (dove anche Lenin arrivò il 3 aprile del 1917 per dare corso alla storica Rivoluzione di Ottobre), ci si sposta nella comoda e funzionale metropolitana (malgrado qualche modesta ritrosia di Maria Teresa e Sandra per la sua sotterranea profondità ), onde raggiungere la fermata più prossima al nostro hotel Azimut. Il viaggio in metrò ci dà l’opportunità di scambiare chiacchiere incomprensibili, di scaricarci quanto basta dopo un lungo viaggio, di promuovere un po’ di caciara con i presenti, disponibili a farsi coinvolgere e con noi vivacizzare il percorso, già di suo agitato per la grande folla che di norma invade il tunnel metropolitano. L’hotel dista non più di 4-500 metri dalla stazione del metrò e dunque una passeggiata è quanto serve anche per sciogliersi un po’.
Siamo, dunque, nella struggente San Pietroburgo, dove torno dopo ben 32 anni. Fu nella primavera del 1976 che vi feci tappa guidando, da giovane sindaco di Certaldo, un’autorevole delegazione (Regione Toscana ed Università di Firenze), in occasione della consegna, a Mosca, della Cittadinanza Onoraria ad uno dei più noti studiosi di Giovanni Boccaccio: Viktor Borisovic Sckloski, iniziatore del surrealismo russo.
Durante la breve pausa di riposo che ci concediamo, io mi metto in contatto con il Circondario, soprattutto con l’ufficio stampa e quello dell’edilizia, per capire come sta evolvendo la procedura di appalto del nuovo prefabbricato per le aule necessarie alle scuole superiori di Empoli.
Si decide di uscire alle 16.00, adeguatamente equipaggiati per il cambio di clima che si registra rispetto a Helsinki, che era stato di un caldo veramente gradevole. Si cammina a piedi ed il primo impatto si ha con la Cattedrale di San Nicola. Un’imponente architettura barocca di fine ‘700, caratterizzata da pilastri bianchi corinzi e cinque cupole dorate. E’ la Cattedrale dei marinai ed ha sempre svolto funzioni dell’Ammiragliato. La visita ci consente di perderci, quasi in astrazione, pervasi dall’effetto magico dei suoi lampadari, dei suoi candelabri dispersi lungo un percorso che a noi tocca scoprire volentieri.
Appena qualche centinaia di metri e siamo nell’area teatrale e musicale. Prima si visita lo storico Teatro Mariinskij del 1860, intitolato alla zarina Maria Aleksandrovna (dove Maria Teresa e Sandra prenotano per il balletto “Il Lago dei Cigni”) e subito dopo il Conservatorio Rimkij – Korsakov, la più antica scuola musicale della Russia, dove si formarono anche Cajkovskij e Prokofiev.
La Cattedrale di Sant’Isacco è un’altra tappa importante; fra le più grandi del mondo, custodisce pregevoli opere d’arte dell’800, anche se durante l’Impero Sovietico fu nota soprattutto per essere stata eletta quale Museo dell’Ateismo. Si attraversa poi la mitica Bolsaja Morskaja, la via del ritrovo dell’èlite artistica di San Pietroburgo (ma non soltanto) ed è qui che si decide di consumare la nostra cena, in un pratico ed economico self – service, dove saremo costretti a temporeggiare un po’, prima che la direzione autorizzi le giovani commesse ad accettare il pagamento in Euro.
Discretamente spossati, si rientra in taxi (una delle rarissime volte), dopo aver trattato in 10 euro il costo di ognuno dei due.

30 luglio

Maria Teresa avanza una proposta che viene subito fatta propria dal gruppo: raggiungere Tallinn, capitale dell’Estonia, viaggiando in treno nottetempo. Paola e Sandra provvedono a disdire la prima notte prenotata a Tallinn, mentre con Carla e Gigi definiamo alcuni dettagli dell’odierno programma. Stamani il tempo, di levata, è un po’ dispettoso, ma al momento della partenza torna un timido e umido solicello. Il nostro hotel è ben posizionato e, mentre prendiamo a piedi la direzione del centro, si fa visita alla Sinagoga corale, un luogo particolarmente simbolico, unica sede di culto (insieme alla comunità ebraica) a mantenere le sue funzioni anche dopo il 1930.
Damis teneva molto a visitare il Palazzo Jusupov, che ieri avevamo trovato chiuso. E così, mentre io e Gigi allunghiamo il passo per tornare a recuperare la guida dimenticata al ristorante della sera precedente, gli altri procurano i biglietti d’ingresso per visitare questo gioiello davvero suggestivo, sito storico dell’omicidio di Rasputin, con l’eccezionale teatro e la scalinata in marmo italiano.
Si passeggia lungo uno degli splendidi canali fino a far visita al Cavaliere di bronzo, statua equestre di Pietro il Grande, quindi siamo in Piazza dei Decabristi che si caratterizza per gli imponenti edifici neoclassici, progettati dal nostro Carlo Rossi, nella prima metà dell’800. Pochi metri oltre si trova l’Ammiragliato, che celebra il potere della marina russa. Non è visitabile, perchè scuola di ingegneria navale. E’ difficile, a San Pietroburgo, imbattersi in edifici scadenti; ogni palazzo ha una sua peculiarità e tutti insieme fanno di questa città un capolavoro architettonico imbattibile. Si può arrivare a concludere che un palazzo è meno bello di un altro, ma sempre bello è. E soprattutto mai è banale o insignificante.
Certo, quando si accede a Piazza del Palazzo diventa impossibile trovare gli aggettivi per tentare di connotarla: perfetta nella sua disposizione urbanistica, superba per la grandiosità dei suoi palazzi, maestosa per la sua equilibrata imponenza, rigorosa per i suoi contorni raffinati, piacevolmente accecante per i suoi nitidi e forti colori. Stanno qui il Palazzo d’Inverno e il Museo Ermitage (che decidiamo di non visitare, giacchè visitato in altre occasioni). Si procede per Via dei Milionari, dove i palazzi diventano lussuosi, compreso il Palazzo di Marmo, fatto costruire, nella seconda metà del ‘700, da Caterina la Grande come regalo per l’amante Grigorij Orlov. Si tratta di un capolavoro di Antonio Rinaldi, già sede di un museo intitolato a Lenin, oggi parte del museo russo.
La visita al Palazzo d’Estate è invece deludente: ben curato, spazioso e rilassante è il Giardino d’Estate, dove ci accomodiamo per un caffè, poi scopriamo che la Chiesa del Sangue Versato è chiusa. Gigi e Damis tentano di informarsi sull’apertura, ma non si riesce a capire con certezza se domani sarà visitabile.
Maria Teresa ripone una particolare confidenza con ogni tipo imbarcazione. Non fa differenza: l’essenziale è partire! Pare che adesso sia il momento giusto per la scontata visita in battello lungo la Neva e i suoi canali affluenti, cogliendo così l’opportunità di apprezzare da un altro punto di vista, più da vicino, la suggestività dei maestosi palazzi affacciati sui canali.
Alle 20.00 (con l’eccezione di Carla e Gigi, che preferiscono non perdersi altri scenari della città) ci si accomoda nei posti alti del Teatro Mariiniskij, godendoci un perfetto balletto, troppe volte interrotto da applausi fragorosi. Sandra e Paola familiarizzano con alcuni vicini e soprattutto con una ragazza russa, che parla perfettamente italiano per essere vissuta in Italia e che aiuta le nostre signore a conoscere meglio lo spirito e il carattere, spesso non troppo simpatico, del popolo russo in generale. Si esce alle 22.30, quando il sole non è ancora tramontato e dunque risplende sulle cupole dorate della Cattedrale San Nicola. Si cena in hotel, dove incontriamo anche Carla e Gigi, che ci raccontano di come un piccione si sia impossessato (accedendo dalla finestra) delle suola delle loro scarpe. Intanto Paola e Sandra stanno riuscendo nell’intento di disdire la prima notte nell’hotel di Tallinn, dato che abbiamo deciso di sperimentare le cuccette del treno.

31 luglio

Dopo aver definito ogni particolare per la prenotazione del treno per Tallinn, si parte per riprendere il programma quotidiano, fatto di tante visite, specialmente a Chiese e Palazzi… e, quando si scopre che qualcuno è impedito all’accesso del pubblico, non si fa che tirare un respiro di sollievo, dato che comunque numerosissimi restano quelli accessibili.
La Cattedrale di S. Andrea, in perfetto stile barocco (realizzata per volontà di Caterina I, seconda moglie di Pietro il Grande), rappresenta una straordinaria iconostasi del ‘700. Attraversiamo la Bolsoj Prospekt per raggiungere direttamente l’Accademia Artistica e il mercato di quartiere, dove si fanno acquisti di prodotti tipici, a partire dall’appetitoso caviale.
Damis si è documentato a più non posso a proposito del prestigioso Palazzo Mensikov, il Palazzo del Principe, morto in esilio nel 1729, ma soprattutto il “Palazzo delle Feste” di Pietro il Grande che, appunto, Damis non intende perdersi. Un Palazzo sobrio, in verità, che si affaccia comodamente sulla Neva, attraverso un piccolo cortile, all’interno del quale si consuma il nostro rituale pic-nic, con panini preparati al buffet della colazione.
Poi si riparte, passeggiando lungo il corso della Neva e, oltrepassata la parte finale dell’isola, si accede al ponte di ingresso alla Fortezza San Pietro e Paolo, mentre si assiste allo spettacolare zampillare delle fontane, che si levano in mezzo alla Neva. La visita della Cattedrale è interessante soprattutto per i sarcofagi in marmo di Carrara (opera dello scultore italiano Domenico Trezzini), dove sono sepolti numerosi Zar.
Il rientro in hotel è in metrò, malgrado le note diffidenze di qualche amica. E dopo un po’ di riposo si cena, a buffet, al ristorante dell’hotel.
Poi la sfida finale: Maria Teresa e Pina, accompagnate da Gigi lo sportivo, tornano sulla Neva per confondersi con la moltitudine di curiosi che intorno all’1.00 partecipa al rito solenne dell’alzata dei ponti.

1 agosto

A colazione, Pina e Gigi ci narrano l’esperienza notturna, mentre Maria Teresa fa la parte dell’indispettita (fa la parte, fa la parte!) per non esserci recati tutti quanti all’alzata.
Alle 10.00 si prende il filobus n° 90 (28 rubli, ovvero 0,80 centesimi) per raggiungere, festosi, la Nevskij Prospekt, la straordinaria via per la quale nel 1930 Gogol ebbe a dichiarare che “Non esiste niente di più bello”. Con i suoi oltre quattro chilometri, centralizza le maggiori e migliori attrazioni culturali della città: teatri, cinema, musica, biblioteche, mete per visite turistiche, ma soprattutto per la soddisfazione degli interessi culturali della collettività sampietroburghese.
Vi si accede dal Ponte Anickov, che ci presenta l’omonimo Palazzo. Si visita la Piazza Ostrovskij, anch’essa opera di Carlo Rossi, con al centro lo storico Teatro Aleksandrinskij, conosciuto con il nome di Puskin durante l’era sovietica. Io lo visito insieme a Damis, che mi presenta come presidente (non si sa di cosa, ma non importa, è la parola in sé…!) e quindi si ha accesso anche a parti non aperte al pubblico.
La passeggiata continua e malgrado la forte attrazione determinata dagli spettacolari palazzi che accompagnano il nostro percorso, alcune delle nostre splendide signore non riescono a resistere alla tentazione di intrufolarsi negli altrettanto affascinanti palazzi della moda: palazzo Gostinyj Dvor e Vorontsov dove, soprattutto Paola, acquista preziosi indumenti, per sé e soprattutto per Damis. Subito dopo siamo alla Cattedrale di nostra Signora di Kazan, un imponente monumento che si ispira al carattere del nostro S. Pietro: numerose sono le colonne, la stessa cupola, attenti fedeli e festosa partecipazione alla celebrazione di un rito matrimoniale. La Cattedrale è abbracciata da un fresco prato familiare dove, appunto, molte famiglie (e noi con loro) sono solite distendersi in un ameno relax (e noi per un sfizioso pic-nic).
La visita al Palazzo Stroganov è rinviata, perché ormai ha chiuso i propri battenti e non ci resta (si fa per dire!) che visitare l’attiguo museo della cioccolata che, ovviamente, Maria Teresa fa intendere di preferire al mancato Palazzo, nella speranza di poter familiarizzare confidenze da riportare e applicare nel suo simpaticissimo, storico “chiasso” di Firenze, appena prossimo a Via de’ Tornabuoni, dove siamo in attesa di gustare meravigliose godurie al cioccolato.
Palazzi e cattedrali e la prossima è quella del Sangue Versato, che sorge dove il 1° marzo del 1881 venne assassinato lo Zar Alessandro II. L’interno della chiesa è di sorprendente bellezza, ricco di preziosi mosaici, con stemmi di una rarità tale da fare di questo Tempio un monumento di considerazione mondiale. Particolari sono anche le decorazioni, con pietre russe di rodonite, diaspro e porfido, mentre il pavimento è rivestito di marmo italiano. Chiusa per 40 anni (1930-1970), fu poi sottoposta a un intenso lavoro di restauro e, quando nel 1998 fu riaperta come Museo, si presentò con tutto il suo spettacolare stile sgargiante.
Anche la Casa-Museo Puskin è già chiusa e, dopo averla visitata dall’esterno, si torna in Piazza del Palazzo, la storica Piazza da dove il 7 novembre del 1917 i Bolscevici di Lenin difesero la rivoluzione di ottobre, attaccando violentemente il potente ed inviolabile Palazzo d’Inverno.
Stasera c’è voglia di consumare una cena un po’ snob, ricercata, non qualsiasi. Non tanto per la qualità del menù, quanto piuttosto per la raffinatezza dell’ambiente. Cosa, allora, di meglio se non il mitico “ Caffè Letterario”? Ambiente particolarmente impegnativo, dove la pausa letteraria domina insindacabilmente la passione per la ricerca di un gustoso caffè. Si visita, il “Caffè Letterario”, ma poi si torna sulla Nevskij Prospekt, dove si ha modo di intrattenersi con un simpatico signore (aperto a un’ampia cultura, almeno europea), di origine catalana che, ogni anno, da molto tempo, trascorre un paio di mesi estivi a San Pietroburgo, tanto che si considera ormai uno di loro. La cena è poi consumata in un ristorante all’aperto, in un piacevole ambiente, ma troppo turistico, dove il lento servizio in stile sovietico ci è paradossalmente fatto “ripagare” con un conto indubbiamente sproporzionato rispetto ai piatti serviti.
Il rientro in hotel, alle 22.00 esatte, non può che essere garantito dalla straordinaria efficienza dell’invidiabile (almeno per me), comoda metropolitana.

2 agosto

Abbiamo deciso di rinunciare alla visita dell’Hermitage (straordinario Museo di arte già altre volte visitato), per concederci invece lo sfarzoso Palazzo Imperiale Tsarskoe Selo dove, in treno, si arriva alle 11.00. Palazzo del Rastrelli naturalmente, costruito in perfetto stile barocco e neo classico per conto della zarina Elisabetta. Purtroppo siamo costretti ad una vera delusione: non si riesce a entrare, sia per la lunga fila di attesa, sia per il fatto che non accettano il pagamento in Euro. Un vero peccato, anche se ovviamente non tutto è perduto, giacché possiamo divagarci negli intercalati sentieri di un parco armoniosamente progettato, curato deliziosamente in ogni particolare aspetto. Prima il Villaggio cinese, poi il Padiglione Cigolante, quindi il Gran Capriccio e dunque il lago, le serre, gli albereti. Meta invidiabile di novelli sposi, dove l’ambiente non può che contribuire, in modo risolutivo, a un immancabile e travolgente innamoramento irripetibile. E’ inoltre meta di allegri giovani scanzonati, tanto scanzonati che vi giungono anche per gioire di vizi non sempre garbati, come quelli di un gruppo di ragazzi e ragazze che, oramai “alticci” oltre misura, si spendono baldoriosamente nell’offrirci alcoliche bevande diverse. E dopo una rituale foto di gruppo con l’immancabile coppia di sposi, si torna sui nostri passi, rientrando di corsa per riuscire a visitare il Palazzo Strogonov.
Durante il rientro mi telefona Pietro; è arrivato a Bergamo e fra due giorni sarà a Tallinn insieme a Cristina.
Palazzo Strogonov: un altro capolavoro barocco del nostro Bartolomeo Rastrelli, costruito per uno dei più grandi monopolisti del sale, che qui abitò fino alla Rivoluzione. Si tratta di una delle più affascinanti e graziose residenze private della città, arricchita da prestigiose collezioni di antichità egizie, icone e monete romane. Oggi l’edificio fa parte del museo russo e ospita mostre temporanee di arte. Poi si torna, senza rischi di annoiarci, sulla Nevskij Prospekt, dove ci imbattiamo in un gruppo corale della nostrana Valsugana, che stasera si esibirà in una vicina chiesa, verso la quale ci incamminiamo con l’idea di cenare nei pressi.

E’ musica Prospettiva Nevskij
Tictectano le ragazze di San Pietroburgo
Tic tic tìc… ticchettio nervoso
Tac tac taac…ticchettio altero<
Toac toac toaac… ticchettio danzante e sognante
Fischìo
Rullìo
Anch’io
Ciarlo
Ciarlìo
A solatìo…
Io bevo sole sulla Prospettiva Nevskij
Va e viene, il sole
Calice di vento
Vento e sole
Calice insieme
Di solitudini in coro
Coro di soli e venti
Venti soli in coro…
È musica Prospectiva Nevskij!

S. L.

La ricerca di un ristorante non risulta facile, anche se insieme a Gigi e Damis ci mettiamo a scegliere quello che meglio può rispondere alle nostre aspettative. La scelta cadrà su uno di cucina giapponese, dove tutti (soprattutto perché incuriositi) ci troviamo a nostro agio; Pina e Paola addirittura soddisfatte per aver scelto alcuni curiosi piatti speciali.
Quando si arriva in chiesa per il coro è già affollatissima. Sandra, Maria Teresa e Pina trovano comunque posto e tutti si è coinvolti e colpiti dalla qualità delle esibizioni, anche se non possiamo permetterci di apprezzare quella degli amici della Valsugana, dato che dobbiamo rientrare in hotel a ritirare i bagagli, prenotare un pulmino e raggiungere la stazione da dove si parte, poco prima della mezzanotte, per Tallinn.
La sistemazione in treno è ottima, anzi, meglio del previsto. Comode sono le posizioni, pulito l’ambiente e ancor più gli arredi, comprese lenzuola e cuscini. Io, Sandra, Paola e Damis ci sistemiamo in uno scompartimento, gli altri nel secondo… e dopo aver “cazzeggiato” un po’ fra noi e aver verificato che Maria Teresa (la signora!) era stata beneficiata di lenzuola particolarmente raffinate – quasi fosse stata raccomandata dal Berlusca in persona! – ci addormentiamo, sperando così di raggiungere quietamente l’attesa Tallinn. In realtà non sarà così: ad ambedue le frontiere (quella russa e quella estone) si è rumorosamente svegliati, fatti alzare per ribaltare e controllare sottosopra i nostri letti innocenti. Mi ero decisamente sbagliato: fra le due comunità non esiste alcun rapporto di amicizia. Anzi, il contrario, come capiremo meglio visitando l’Estonia, dove il rancore e persino l’odio verso la Russia si tocca facilmente e direttamente con mano.

3 agosto

Il risveglio in treno è piacevole, per me oltre ogni previsione, dato che altre volte avevo dovuto fare i conti con la scomodità dello spazio angusto, specialmente per la lunghezza. Si arriva puntualissimi alle 6.25 alla stazione di Tallinn, si tratta il prezzo (tanto per non perdere il vizio) di due taxi, che con 10 euro ci accompagnano al Meriton Old Town, un simpatico hotel, vicino alla stazione, recentemente restaurato, gestito da personale molto giovane e straordinariamente disponibile.
Dopo la solita colazione si esce per prendere una prima confidenza con la città: un centro storico oltremodo prezioso. E’ tutto lì a portata di mano; le dimensioni sono assai circoscritte, ma non v’è nulla che non colpisca per il suo grazioso fascino. Qualcuno azzarda e confronta questo con la nostra S. Gimignano. Confronti difficili, ma ci può stare… così come allora potrebbe starci anche con la mia Certaldo. Ma stamani siamo a Tallinn e dobbiamo avviarne l’esplorazione, lungo il primo corso centrale, coadiuvati anche dal felice incontro con una coppia originaria di Pistoia, che passa periodi lunghi a Tallinn, dove il figlio ha aperto uno “scomparto” per la degustazione di prodotti tipici italiani. Ci scambiamo impressioni e opinioni e ci rendiamo subito conto che siamo capitati in una città tutta da vivere, oltre che da vedere. Da vivere, anche insieme ai numerosi gruppi folcloristici della Catalogna, che per tre giorni invadono letteralmente la città, a partire dalla scenica piazza del Municipio. Per un paio d’ore ci facciamo penetrare dalle loro musiche, dai loro cori, dai loro spettacoli, che animano l’intero centro storico… e quando la stanchezza prende il sopravvento ci rammentiamo che alle 13.00 sono pronte le nostre camere, dove riposiamo fino alle 16.00.
Poi si torna in città (ripeto, proprio a portata di mano) e con Gigi si comincia a ragionare della prospettiva di inserire nel nostro programma anche una visita all’Isola Saaremaa, cogliendo la soddisfatta approvazione di tutti quanti, che ci incaricano di verificare la rispondenza dei mezzi di trasporto, mentre Damis assume l’oneroso compito di custodire le nostre intrepide signore, compito che Damis gestisce con la sua nota autorevolezza e senza cedere neppure a garbate compiacenze.
Quando in autobus, io e Gigi, rientriamo in città dopo aver consultato, alla stazione, orari e coincidenze, è ormai l’ora dell’attesa cena, all’interno di un caratteristico locale, dove il piatto forte è rappresentato da una gustosissima e appetitosa grigliata mista. Viaggiare (è bene intenderci), significa anche mettere in programma appuntamenti come questi, specialmente per chi come me (ma oramai ho abituato e/o condizionato e/o costretto anche altri) è solito non sprecare tempo prezioso, neanche per il pranzo, durante l’intera giornata.
Stasera c’è bisogno di tempo, sia per assumere insieme le dovute decisioni a proposito della tappa all’Isola, sia per le necessarie registrazioni della contabilità della cassa comune, dove l’Euro è tornato dopo la pausa del Rublo. Naturalmente tutto torna come fatto naturale… e dopo aver liquidato i 18 Euro a testa per la cena, si torna al lavoro in hotel: Sandra, Paola e Carla sono addette al compiuter per la prenotazione dell’ hotel sull’Isola; Pina è impegnata con le sue telefonate per dirigere i lavori di ristrutturazione della casa di Arezzo; Maria Teresa (che con l’inglese ha perfetta familiarità) sta disdicendo la prenotazione dell’ hotel per l’ultimo giorno a Tallinn (dato che si parte per l’Isola); io e Gigi stiamo studiando la guida per individuare il percorso più adatto, insieme a Damis che, però, sembra più interessato a controllare i movimenti delle simpatiche ragazze della reception. Ovviamente, non ha assolutamente torto!

4 agosto

Stamani il gruppo si divide: Paola, i Damis e Maria Teresa restano in città (anche per approfittarne per l’acquisto di oggetti e regali, a partire da quelli destinati ai nipoti londinesi che Maria Teresa non perderà occasione, giustamente, di rappresentarci come straordinari), mentre noi altri partiamo, alle 8.00, per una visita alla città di Tartu.
Il tempo è brutto, anzi, peggio. Piove a dirotto per tutto il tempo che un comodissimo pullman impiega per arrivare. Siamo giustamente preoccupati, ma non depressi. Anzi, ne approfittiamo per lunghe chiacchierate, incuriositi anche dalle distese telefonate mattutine della Pina. Siamo in vacanza, perché prendersela, anche se piove? E così, avanti tutta, anche provocando un po’ di legittima e chiassosa confusione nello scambiarci, forse a voce troppo alta, valutazioni sul più e sul meno. A voce troppo alta? Sicuramente sarà stato così per una “manfana” che, all’improvviso, provocando addirittura un vero e proprio shock alla povera Carla (che siede sul sedile appena davanti), si mette a urlare, in perfetta lingua estone, gli accidenti più disparati e disperati contro il nostro fitto, vociante parlottio. Si intende soltanto che è ferocemente imbestialita, perché avrebbe voluto dormire. Ho tentato di resistere, ma non ce l’ ho fatta, anche perché oramai erano quasi le 10.00 e ho pensato che non avremmo dovuto preoccuparci troppo di chi ancora aveva sonno. Ma almeno ce lo avesse chiesto garbatamente! Ho ceduto e l’ho vigorosamente rimbrottata, in una lingua che ho inventato lì per lì, tentando (vanamente) di farla assomigliare, almeno di traverso, a quella della signora “manfana”. Sono riuscito a zittirla, ma non è stato facilissimo, dato che ha tentato di rispondermi e io ho fatto altrettanto con lei.
Le sfide sono sfide e quella tentata con il pessimo tempo è stata più impegnativa che non quella condotta con la signora “manfana”. Ma ce l’ abbiamo fatta, non ci siamo dati per vinti e appena arrivati a Tartu, alle 10.30 puntualissimi, ecco cessare la pioggia e di lì a poco spuntare il sole. Arrivare in centro è un baleno, in una città davvero rappresentativa dell’ordinata “civitas” estone. Quasi una falsa realtà, che si presenta ostentando l’ordine perfetto di Piazza Municipio. Oggi è lunedì e quasi tutto è chiuso. Un peccato, ma è anche l’occasione di immergerci realmente nello spirito di questa particolare piccola-grande città universale. Un breve percorso ci conduce direttamente sull’erta dove si posa la città universitaria, prestigio indissolubile di Tartu. Un villaggio invidiabile per il suo impeccabile “campus” all’americana. Lo visitiamo, fino a tentare di scrutarne gli interni, i suoi magnifici palazzi e cortili che addirittura risalgono agli inizi del 1600. Una posizione panoramica dalla quale la vista può spaziare sull’intera città, fino a raggiungere la collina della Cattedrale. Una breve sosta ce la concediamo al caffè universitario, insieme agli studenti locali; un ambiente così simpatico per la cui descrizione mi è difficile trovare le parole adatte. Poi si riprende la visita del centro fino a una ulteriore sosta (questa volta per Sandra) al Bar Wilde, in onore di due grandi della letteratura: Oscar ed Eduard.
Alle 16.00 si riparte, dopo aver “approfittato” di un favorevole cambio in una banca locale. Colgo l’occasione del rientro per documentarmi sul nostro prossimo viaggio sull’Isola e per concordare con gli altri alcuni aspetti logistici.
Stasera, alle 20.00, arrivano Pietro e Cristina e tutti insieme si parte per una cena a lume di candela, così come Sandra da sempre ci aveva raccomandato. L’ambiente è pieno di fascino, il servizio è all’altezza, ma la cucina lascia a desiderare e non tutti riusciamo a capire di che cosa ci si sia cibati. L’attesa è come sempre non sbrigativa e dunque consumiamo piacevolmente il tempo sia per scambiare impressioni con i nuovi arrivati, sia per vivacizzare l’ambiente con un po’ di gazzarra, consumata insieme a un gruppo di simpatici spagnoli, anch’essi in attesa. Dopo la cena, io Sandra e Pina si rientra, mentre gli altri ne approfittano per una breve sosta in un caffè su Piazza Municipio.

5 agosto

Dopo una lunga notte di pioggia, ci si alza sperando bene, ma non sarà così. Si parte con i pochi ombrelli a disposizione e la prima sosta è (non a caso) alla Chiesa dello Spirito Santo, con la sua imponente torre campanaria, la più antica dell’Estonia. Poi si visita il Municipio, sostando nella Sala del Consiglio, dove io e Pietro (da ex sindaci, forse anche con un po’ di nostalgia) improvvisiamo una seduta straordinaria, mettiamo in votazione alcune delibere che il Consiglio, senza dibattere, approva all’unanimità, prima di salire sulla restaurata torre belvedere, dalla quale si domina una superba vista d’insieme della città.
La pioggia insiste e allora si rende indispensabile l’acquisto di ombrelli, impermeabili e Pietro anche un bel paio di “sciantilly”. L’itinerario continua e via, imperterriti, per la salita sulla collina. Qui si visita la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, di culto cattolico, dove Damis “interroga”, con il suo impeccabile garbo, un giovane che guida un gruppo di italiani, allo scopo di capire quale sia il vero clima dei rapporti fra estoni e russi, ricevendo la conferma della loro pessima qualità, fino all’affermazione che il popolo estone sarebbe assolutamente pronto e attrezzato per scendere in diretto combattimento, qualora se ne presentasse l’esigenza.
La sosta pre – pomeridiana, che generalmente riusciamo a sbrigare in quattro e quattr’otto, oggi si protrae troppo a lungo e io colgo l’occasione per divagare con Damis su tanti argomenti politici. Poi si parte verso il Parco Kadriorg, dove purtroppo non arriviamo in tempo per visitare il Palazzo e il suo Museo. Facciamo di tutto per entrare, fino a promettere mance e dunque a inscenare una rabbiosa protesta, prospettando addirittura l’occupazione dell’atrio di ingresso, dato che, pur essendo chiusa la biglietteria da cinque minuti, ne restano ancora 40 per la chiusura definitiva del Palazzo. Ma non c’è niente da fare, non riusciamo ad averla vinta. E allora si visita, con calma, l’affascinante parco e soprattutto i suoi impeccabili giardini fioriti, attraverso i quali è consentito passeggiare romanticamente.
Si rientra alle 18.00 e mentre alcuni si disperdono in città, io faccio visita alla fiaschetteria “Gallo Nero”, gestita dal figlio di quella coppia di Pistoia che abbiamo incontrato il primo giorno. Un ambiente graziosissimo, esteticamente raffinato, curato nei particolari. Incontro Marco che mi racconta di questa sua esperienza… e anche se normalmente l’ambiente è frequentato per degustare sfiziosi spuntini, mi promette una buona pasta italiana e io di condurvi il gruppo per la cena. Una cena all’italiana, davvero di qualità, assolutamente familiare, anche se Marco avrebbe dovuto usare più riguardo con noi garantendo gli onori di casa, affidati invece alla mamma, con la scusa di essere stanco e di aver bisogno di dormire. Il vino, stasera, non manca, somiglia per qualità a quello che di tanto in tanto è solita disporci la cara Paola in quel di Pitelli; se ne beve in quantità, anche se non credo si debba imputargli la nostra euforica allegria, alimentata da canti, cori e balli, tanto da contaminare, felicissimi, tutto e tutti. Un caro saluto, una foto sulla porta d’ingresso e poi un piacevole rientro in hotel.

6 agosto

Dopo una tranquilla colazione e dopo aver salutato la piacevole Tallinn, si parte in autobus dalla vicina stazione per raggiungere il terminal, da dove con perfetta puntualità si prende la direzione per l’Isola Saaremaa. E’ la migliore soluzione, anche perché le quattro ore necessarie ci consentono di attraversare un’ampia pianura verdissima, con un servizio impeccabile, compresa l’imbarcazione sul traghetto prima di raggiungere, intorno alle 14.00, l’Isola. E’ la più grande di tutta l’Estonia, ma anche la più tradizionale, infatti l’aspetto di un tempo è ancora conservato, sia dalla sua natura pressoché incontaminata, sia dai vecchi mulini a vento, dai numerosi fari che indicano gli altrettanto numerosi piccoli villaggi. Un luogo, insomma, dove ci si reca per trascorrere momenti di esclusiva rilassatezza. La capitale è Kuressaare, dove alloggiamo nello splendido “Saaremaa S.p.A”, che Cristina, Sandra e Maria Teresa raggiungono in taxi (insieme ai bagagli), mentre gli altri attraversano a piedi la cittadella, generando qualche “imbronciatura”, per il fatto che le signore del taxi avrebbero avuto qualche difficoltà nello scaricare i bagagli.
Ma il vero motivo di qualcosa che non va è dovuto a una qualche indisposizione di Cristina, colpita da una forte febbre (raffreddamento e mal di gola) che la costringe a ritirarsi nella propria camera, mentre noi passiamo alla visita dell’imponente Castello, che – maestoso – sorge su un’isoletta artificiale, ben conservato e fiero della robustezza della sua pietra medievale. Risale al XVI secolo, costruito con compiti di difesa, ma anche amministrativi. Visitare l’interno significa perdersi in un labirinto di sale, saloni, passaggi e scalinate, dalle quali Gigi, Sandra e Maria Teresa documentano, fotografando, il gradevole panorama sulla baia e le campagne circostanti. Il Castello ospita anche alcune mostre, oltre a un museo che ne documenta i suoi passaggi storici, mentre l’esterno è attrezzato per ospitare concerti e intrattenimenti estivi. La visita si conclude a metà pomeriggio e mentre io, Gigi e Pina ci incarichiamo di verificare, direttamente al terminal, gli orari per rientrare, l’indomani, sulla terra ferma e raggiungere Riga, gli altri ne approfittano per dare una prima occhiata al centro di Kuressaare. Purtroppo si scopre che sono pochissime le soluzioni possibili, soprattutto perché sembra (in realtà sembra soltanto, come capiremo la mattina successiva) che sia tutto prenotato sulla tratta Parnu-Riga.
Paola e Damis debbono raggiungere Riga assolutamente l’indomani, dato che il loro programma prevede di rientrare in Italia appena due giorni dopo. Decidono, dunque, di partire la mattina successiva con il bus delle 7.45, per raggiungere intanto Parnu e sperare in qualche collegamento per Riga. Noi decidiamo di restare sull’Isola almeno fino al pomeriggio successivo, sperando poi di raggiungere anche noi Parnu e dunque Riga, meglio se ricongiunti con Paola e Damis. Queste sono le decisioni assunte durante la cena che consumiamo in hotel, anche nella speranza di poter far compagnia a Cristina che, purtroppo invece, non è in condizione di raggiungerci, costretta a restare in camera per l’abbondante quantità di febbre. Davvero un peccato!
Comunque, buona notte… e mai perdersi d’animo. Sperare, sperare, goderci l’ottimismo e vedrete che tutte le cose si metteranno al posto dovuto.

7 agosto

Senza Damis e Paola, ma con Cristina ristabilita e anche tranquillizzata da una scrupolosa visita che l’efficiente servizio medico interno all’hotel le ha garantito, tutti insieme ci incamminiamo, con beata rilassatezza, verso la piazzetta centrale, anche per acquisire informazioni per il nostro rientro e senza escludere di noleggiare un minibus tutto per noi. Io, Gigi e Carla ci rechiamo anche a un “rent car” e, mentre sembra che tutto possa mettersi per il verso giusto (ovvero che si possa prenotare la tratta Parnu-Riga per il tardo pomeriggio, così come avevamo sperato), Maria Teresa è raggiunta da una telefonata di Paola, che proprio da Parnu (dove nel frattempo è giunta) ha verificato la disponibilità di posti anche per noi, appunto nel tardissimo pomeriggio. Perfetto, grazie Paola… e dunque prenota anche per noi! Noi intanto scopriamo di trovarci a fianco di un minuscolo e simpatico mercatino locale. Tutti siamo attratti da qualcosa: Carla e Gigi dalle semente di fiori e ortaggi, Pina e Maria Teresa da oggetti di vario genere, io e Sandra da alcuni tipici oggetti di artigianato. Si trascorre così, traccheggiando, gran parte della mattinata, poi si rientra facendo sosta in un curatissimo giardino e accomodandoci per un caffè in un piccolo bar, particolarmente particolare, vicino all’hotel, dove ognuno (e soprattutto Pina) racconta di sé, facendoci scoprire come in passato avesse ricevuto serie proposte di impegno in politica.
L’autobus per Parnu parte alle 15.30 e arriva alle 19.00. Lungo il tragitto ci documentiamo a proposito delle nostre prossime mete e durante la traversata sul traghetto si imbandisce un banchetto con salatini, dolciumi e thè, anche per festeggiare il pieno ristabilimento di Cristina.
Intanto la nostra Silvia ci avverte che a Pitelli va tutto bene, le rose di Sandra sono sempre vive, il giardino non soffre più di tanto, anche se adesso lei sta partendo per la Sicilia e dunque Pitelli è affidato agli amici Rosanna e Giovanni, mentre Zoe prende la direzione Certaldo, destinazione nonna Norma.
A Parnu ci sono Paola e Damis che ci indicano un bar dove consumare un rapida cena (wurstel, patate fritte e una specie di “panizza”, di qualità notevolmente inferiore rispetto a quella dell’amica Ezia) e anche le ultimissime corone. Poi tutti sullo spazioso pullman per Riga, che risulta occupato non più di metà, quando invece ci avevano detto (ricordate a Kuressaare?) che tutto risultava occupato. Insomma, tutto il mondo è paese e la perfezione come dato assoluto non esiste. Ma va bene così, proprio perché noi non ci perdiamo d’animo, siamo ottimisti e l’esperienza ci dice che non bisogna disperare mai, assolutamente mai.
Maria Teresa ha trovato posto nel primo sedile ed è contenta, anche se non può partecipare ai nostri fecondi chiacchiericci, incentrati soprattutto sui “patiti” delle barche, argomento che Carla e Gigi conducono alla perfezione, con l’aiuto di Pietro e con tutte le riserve del sottoscritto.
Sandra intanto si diverte a scrivere.

Facile rima ispira la Pina
Bellina bellina, si fa chiocciolina
Pronta a far casa in qualsiasi posto
Ha sempre tutto pronto all’indosso!
Più tosta la rima e per Teresa Maria
Speriamo che veramente bene stia
Domanda, conta, scrive e parlotta
Mentre s’avanza la Carlotta
Per mano al suo Gigi la marcia ingrana
Tanto lui è pronto a riparare ogni frana!
Mentre Paola l’indice alza con ardire
Il suo Damis, da gran signore,
ascolta, riflette, osserva e lascia dire
poi il giusto pronunzia a tutte l’ore!
Facile in rima è pure Cristina
Mentre scaccia la febbre con la sua vitamina
Si chiama Pietro, che il vino indovina
Sopporta il Renzi e cura la cantina!
E infine in coda ecco l’Alfiero
Perché tutto torni, novello nocchiero,
guida, ordine e tiene il timone
d’un gruppo sconclusionato e un po’ burlone!
E proprio in fondo c’è chi occhieggia
Azzurrina, sogna e scribacchia
Perché il viaggio si faccia una vera pacchia!
Baltico Baltico, ti abbiamo in pugno
Grigio e piovoso, non portare il grugno
Ti doneremo un po’ di sole
Che da noi non manca
Anzi, a quest’ora, già molti stanca!

S. L.

Intorno alle 23.00 siamo a Riga, si trattano due taxi e subito si parte per l’hotel, posto sull’arteria “Valdemara”. Un hotel senza pretese, che a qualcuno non piace, prospettando anche l’ipotesi di un possibile cambio. In realtà risulterà accettabile (pur con qualche imperfezione) e soprattutto si riveleranno molto comodi i letti, almeno della mia camera. Si conclude così una lunga, intensa giornata, dove tutte le cose si sono messe al giusto posto e così non ci resta che approfittarne per una bella dormita.

8 agosto

Non c’era stato ancora il tempo di realizzare che la “Valdemara” attraversava l’intera città, e pur avendo indovinato la giusta direzione, il centro restava di là da venire. Insospettiti, si chiede più di una volta se si stia camminando per il verso giusto. Finalmente, dopo un’ora abbondante, si raggiunge la nostra prima meta: il Castello, posto sul grande fiume Daugava, apprezzabile soltanto esternamente, non accessibile perché residenza del presidente della Lettonia. Ma oramai siamo nel cuore di questa capitale dei Baltici, dove si respira un’autentica atmosfera da metropoli, dove domina un’architettura art nouveau, dove resiste un centro storico dall’elegante fascino, anche se a rischio per l’impetuoso sviluppo edilizio che ha già apportato trasformazioni non secondarie. Damis ha fretta di visitare più cose possibili, dato che l’indomani mattina ripartirà con Paola per l’Italia. Si cerca di comprendere ed esaudire la sua più che legittima frenesia; ma com’è possibile non perderci per un po’ nelle tortuose straducole che ci conducono al Parlamento, piuttosto che alla Cattedrale di San Jacob, la sede dell’arcivescovado cattolico di Riga? E poi la Piazza del Municipio, il cuore monumentale della città.
La prossima direzione è l’attesa zona del mercato, dove si consumano alcuni prodotti comuni al popolo lettone, dove Maria Teresa, Paola, Damis e Pina acquistano abbondanti quantità di salmone e aringhe che consumano sui banchi del mercato, Carla e Gigi adocchiano gustose tartine, mentre con Sandra, Cristina e Pietro ci ritiriamo, provvisoriamente, in un bar interno al mercato per alcune leziose specialità, un’insalata che avremmo preferito composta dai pomodori e cetrioli dei cari amici pitellesi Ugo e Marisa e, infine, un discreto caffè.
Durante l’anno precedente, nella capitale della Georgia, avevamo fatto conoscenza con una simpatica coppia di Riga, soprattutto con Kristine, che parla perfettamente italiano. L’avevamo avvertita del nostro arrivo a Riga e lei (con un grado di gentilezza che capirete in seguito quanto sia squisito) ci telefona e concordiamo di vederci a metà pomeriggio, in Piazza del Municipio. E così cogliamo l’occasione per riabbracciare una splendida ragazza, che ci accompagna e si mette subito a nostra completa disposizione. Grazie, davvero grazie, Kristine! Il primo aiuto prezioso è per la prenotazione di un minibus che ci servirà per attraversare la Lettonia e la Lituania. Un aiuto perfetto, senza generare il benché minimo imprevisto, anche perché ci mette nelle mani di un suo amico. Poi, la scelta di un ristorante particolare, davvero lettone, dove possiamo consumare una cena senza turisti. E Kristine risulta ancora una volta perfetta. Anzi, coglie l’occasione per offrirsi da guida nella visita di un quartiere tipicamente popolare, vissuto dal popolo di Riga, un quartiere dove sarà necessario mettere un po’ le mani per interventi di restauro, ma promettente per la sua qualità ambientale e urbana.
Il ristorante è lì nei pressi, dove ci attende anche una sua amica, Laura: una ragazza che scopriremo di una sorprendente energia. Tutti convengono che si sia trattato della migliore cena del viaggio, con piatti insieme di alta qualità, abbondanza e particolare tipicità. Una cena appartata, quasi esclusiva, ben servita, divertentissima. Il costo? Euro 17, naturalmente compreso quello delle due amiche, anche se senza lo spumante e la torta che, per il piacere di tutti, (per Pina e Pietro ancor più) decidono di offrire Paola e Damis, che stasera consumano con noi la cena del nostro commosso saluto.
Salutate Laura e Kristine (con le quale ci vedremo l’indomani), si rientra in hotel con l’autobus. Nella hall raccomando a Damis di non dimenticarsi di rintracciare Vando, uno storico amico di Cuba, che avevo incontrato all’Avana nel lontano 1984, naturalmente amico anche di Paola e Damis, che a Cuba ha rappresentato l’Italia. Pare che Vando sia rientrato in Italia, anche se per saperne di più c’è bisogno di qualche ricerca, che soltanto Damis potrà svolgere con buone prospettive di riuscita.

9 agosto

In sala colazione si abbracciano Paola e Damis, che alle 9.30 partono per l’aeroporto. E’ stato un grande piacere conoscersi e stare insieme, dunque ci saranno altre (speriamo molte) occasioni. E’ una promessa che tocca a noi tutti rispettare… e la rispetteremo. A presto e buonissimo viaggio.
Noi si torna al centro di Riga per altre visite, ma intanto si scopre che Laura ci ha invitati, stasera, a casa sua per una cena che non sarà soltanto a base di pizza. E’ un privilegio che non consente rinunce ed è dunque un piacere accettare. Va bene Laura e Kristine, a stasera!
La prima visita è riservata al Museo della Storia e della Navigazione, su proposta della nostra Cristina. Il museo più antico di Riga; poi si passa alla Cattedrale, che vanta il quarto organo più grande del mondo e padroneggia la principale piazza della città vecchia, quindi si torna alla Chiesa di San Pietro, soprattutto per salire, con l’ascensore, sul campanile dal quale di domina letteralmente l’intera città. Molto apprezzata risulta anche la visita al coinvolgente Museo delle Arti Decorative, dove soprattutto Carla, Sandra e Maria Teresa restano affascinate, specialmente per le sue ceramiche e i suoi arazzi.
Gli sportelli “change” che si incrociano sui vicoli della città sono assolutamente sconvenienti. Pietro lo prova con mano e allora non resta che mettersi in fila, in una banca, (Gigi e Pietro) per il cambio di tutti, mentre Sandra, Cristina e Maria Teresa si perdono nei negozi circostanti per alcuni omaggi, specialmente per contraccambiare, stasera, alla cena di Laura.
Sulla strada, verso la fermata dell’autobus, si fa visita all’imponente Monumento alla Libertà, eretto nel 1935 e che alla fine degli anni ’80 divenne un simbolo del movimento di indipendenza della Lettonia, soprattutto a partire dal 14 giugno 1987, quando 5.000 persone vi si radunarono illegalmente per commemorare le vittime della deportazione di Stalin. Si parte poi per visitare Il Museo Etnografico all’aperto che raggiungiamo dopo 40 minuti. Si visitano decine di edifici in legno e fra questi chiese, mulini, fattorie e altre migliaia di oggetti, che offrono un preciso spaccato della vita rurale di un tempo. E’ anche meta per numerose cene e feste di gala matrimoniali, che ci fermiamo a osservare e a commentare, come fanno Carla, Cristina e Sandra.
Alle 19.00 si riprende l’autobus, sapendo che ci fermeremo a metà strada, proprio vicino all’abitazione di Laura. Sull’autobus incontriamo un gruppo di giovani (ragazze e ragazzi) che provengono dalle province di La Spezia e Massa Carrara, con i quali scambiamo informazioni sul Golfo dei Poeti e persino su Pitelli.
Prima di recarci all’appuntamento approfittando della presenza di un supermercato proprio accanto alla fermata dell’autobus, si fanno acquisti di vini, spumanti e dolci con i quali contribuiremo a rallegrare (semmai ve ne fosse stato bisogno) la serata. Kristine ci guida a casa di Laura, che insieme al marito ci offre un’accoglienza ineguagliabile.
Ha preparato di tutto e insieme ci divertiamo per alcune ore. Ci si conosce, si scambiano informazioni e da parte nostra si ha modo per apprezzare la grande voglia di fare, di conoscere, di sperimentare da parte di questa bella gioventù lettone. Volitiva, positiva, brillante, esplosiva e senza segni di rassegnazione. Una splendida esperienza che, vicendevolmente, ci promettiamo di ripetere in Italia, anche nel tentativo di contraccambiare e nella speranza di farlo allo stesso livello, se non altro di squisita accoglienza. Vi aspettiamo, care Kristine e Laura!

10 agosto

Oggi è domenica e non è stato possibile a Kristine poter disporre di un minibus, ma di due auto con le quali, alle 10.30, si parte per Capo Kolka. Appena fuori Riga si attraversano i villaggi delle spiagge di Jurmala e possiamo apprezzare le deliziose casette di legno, ben inserite all’interno del paesaggio, coordinate nei loro colori raffinati, come se rappresentassero una componente qualificata di arredo urbano. Non c’è tempo, vi sosteremo al rientro, intanto si prosegue attraversando verdi pianure contornate da abeti e betulle, scoprendo di volta in volta minuscoli agglomerati, come incorniciati da corone di fiori fosforescenti, dai colori forti, ordinati e composti. A metà strada si fa sosta, prima perché incuriositi da una fila di bancarelle lungo strada, dove non mancano acquisti, poi per poter almeno prendere una qualche confidenza con le spiagge e il mare del Baltico e più esattamente con quella di Engure, dove sostiamo anche per consentire agli interessati di consumare un piatto veloce; a Sandra, Pina e Maria Teresa di consumare il pane che Laura, la sera precedente, ci ha preparato e a me di distrarmi, su e giù, lungo la via principale e unica del villaggio.
Si arriva a Capo Kolka nel primo pomeriggio. Un paesaggio dove non è difficile provare la sensazione di trovarci ai confini del mondo. Già riserva e base militare sovietica, oggi Capo Kolka, pur nella sua asprezza, rappresenta un’ambita meta per gli amanti dello sconfinato nulla, dove liberare lo sguardo verso obiettivi senza confine e dove dobbiamo augurarci non sia mai area sottoposta all’invadente sviluppo turistico.
Da Capo Kolka si accede direttamente sul Mare Baltico, che si costeggia per un certo tratto, prima di rientrare all’interno verso Jurmala, la cosiddetta Costa Azzurra della Lettonia. Una località di mare molto piacevole, con una lunga passeggiata che interamente percorriamo, prima di accomodarci in un ristorante scelto dalla guida di Cristina per una cena a base di pesce.
Il rientro in città è un po’ problematico, soprattutto perché si sceglie di battere strade nuove e farlo di notte non è troppo semplice. Non solo: ma quando si tenta di chiedere qualche informazione indicativa, ci si imbatte inequivocabilmente in soggetti dove la birra abbondante ha provocato i propri effetti. Tuttavia, malgrado qualche tergiversare qua e là, si riesce finalmente ad orientarci, a raggiungere la nostra “Valdemara” e dunque il nostro hotel.

11 agosto

Prima di abbandonare l’hotel e dirigerci a ritirare il minibus, si conferma il nostro rientro per la notte del 15. Il tempo non promette bene, ma siamo ben disposti e pronti ad affrontare il viaggio che ci condurrà attraverso l’intera Lituania. La breve attesa è utile anche per indirizzare alcuni messaggi a Paola e a Damis, mentre per telefono si comunica con Silvia e Claudio che intanto sono arrivati a Palermo.
Il primo tratto di strada è esattamente quello del giorno precedente, durante il quale si accetta di far salire un’anziana autostoppista che cerca di offrirci informazioni sul percorso e infine ci saluta con un perfetto “gracias”.
Intorno a mezzogiorno siamo a Kuldiga che merita una sosta, per quanto contenuta. Una piccola cittadina, orgogliosa dei suoi lenti movimenti, dove tutto scorre pacificamente, comprese le acque del fiume. Si respira un’atmosfera pigra, quasi svogliata, come assuefatta e soddisfatta di questo suo quieto vivacchiare. Una città storica, con una piazza del Municipio in ottimo stile, con un corso di passeggiate ammiccanti, dove si distinguono le celebri Chiese di Santa Caterina e di Santa Trinità. Si visita il Castello, ci si affaccia sulla panoramica Cascata di Kuldiga, che con i suoi 275 metri di larghezza, pare sia addirittura la più ampia d’Europa. Il tempo dedicato serve anche per gustare il pane casalingo con il quale Laura ha voluto accompagnarci, nonché per familiarizzare esperienze con un vispo gruppo italiano di “Avventure nel Mondo”.
La strada si presenta in perfetta forma e Pietro (autista quotidiano) corre veloce per conquistare in tempi stretti le spiagge del Baltico, mentre il resto del gruppo pare abbia subito la sorte sopita e sonnolenta che talvolta conquista il primo pomeriggio. Alle 16.00 siamo a Liepaja, dove decidiamo di passare la notte. E’ la terza città della Lettonia, storica città portuale, ma anche esempio di un centro storico calorosamente vissuto, attraversato da percorsi pedonali sui quali si riversa la folla dei suoi cittadini e si mischiano gruppi di turisti volenterosi di apprezzare la solennità della Chiesa di Santa Trinità, con il suo abbagliante interno dorato rococò e il suo prorompente organo che, con le 7.000 canne, fu un tempo il più grande del mondo. E poi il mercato, dove la quantità dei prodotti non squalifica la loro deliziosa qualità.
A me e a Cristina viene confermato il compito di trattare il prezzo di un buono (forse anche più che buono) hotel nel centro della città, dotato anche di un parcheggio gratuito e ben protetto, mentre Sandra, Maria Teresa e Pina restano in attesa sul fondo della hall. Affare fatto: 40 euro camera doppia. Davvero conveniente.
La visita al porto è invece deludente, mentre accattivante è l’ampia spiaggia, stasera particolarmente ventilata, tanto da infittire il numero dei deltaplani che ne approfittano per gareggiare e scommettere imprese non sempre prevedibili.
La scelta del ristorante è rimessa al consiglio della nostra guida, che suggerisce addirittura come il migliore della Lettonia: il “Vecais Kapteinis”. Buoni piatti, ma non specialissimi, sicuramente fra i più lenti di quelli provati. E approfittando anche noi della lentezza, si occupa parte del tempo per aggiornare Paola e Damis sulle nostre bravate, come quella di aver insistito nel non procurarci il biglietto dell’autobus e forse aver insospettito (si fa per dire, naturalmente!) l’azienda, tanto che da qualche giorno (fatto mai verificatosi in precedenza) si sta registrando la presenza del controllore. Carla, invece, impiega il suo tempo per parlottare con Dimitri, l’amico “itacacense” che pare non resistere dalla voglia di intercettare i propri clienti italiani che, appunto, la Carla gli ha indirizzato.

12 agosto

Alle 8.30 siamo già tutti pronti per un’avventura speciale: la visita alla Penisola Curlandese. Una strettissima lingua di terra, lambita dalle rive del Mar Baltico su un lato e dalla laguna curlandese sull’altro. Un tesoro naturale molto fragile, dotato di un ecosistema a rischio, rigorosamente protetto, dove primeggiano dune depositate accanto a folte pinete lussureggianti, abitate esclusivamente da daini, alci e cinghiali. L’accesso è rigorosamente regolato: limite di velocità, divieto di “offendere” le dune, è vietato disturbare la flora e la fauna, così come le alci che attraversano la strada.
Il primo tratto di strada corre ancora in Lettonia, poi si accede in Lituania, senza bisogno di tergiversare alla frontiera perché inesistente. Palanga rappresenta una delle sue spiagge più animate, attrazione di villeggianti e turisti, tranquillo paradiso vissuto e intercalato da numerosi percorsi pedonali che tutti quanti si ricongiungono alla centrale “promenade”. Un viale spassoso, contornato da invitanti negozi, dove Maria Teresa continua a ricercare una particolare barca per l’amato nipotino. E’ l’occasione anche per gestire le operazioni di cambio ed è qui che sono costretto a intavolare un’accesa discussione con una signora di origine tedesca, che vorrebbe rimproverare alla Russia azioni invasive e autoritarie, senza provare minimamente a riflettere sulle tragedie provocate dal loro regime nazista.
Attraversando un canale (mentre Carla continua a ricevere telefonate dal Dimitri di Itaca) si accede direttamente alla Penisola, dopo aver liquidato l’imposta per il previsto biglietto d’ingresso. Si percorre una comoda strada all’interno di un ambiente incantevole, fino ad arrivare al villaggio più rinomato di nome Nida. Si respira un’atmosfera quasi magica, all’interno di una cornice composta da lagune, sabbia e piccoli promontori che discendono verso la costa marina. Un paesaggio capace di profondere ispirazione, come accadde allo scrittore tedesco Thomas Mann o al filosofo francese Jean Paul Sartre con la sua amata Simone de Beauvoir. Thomas Mann vi fece costruire una piccola casa sulla collina, oggi museo ricercato e frequentato da tutti coloro che raggiungono Nida. Sandra ne è quasi commossa, Cristina e Carla si attardano di fronte ai documenti esposti, mentre Pietro e Gigi lampeggiano con le loro avvincenti riproduzioni fotografiche. Una sosta veramente indulgente, insieme sobria e accattivante, dove è vietato risparmiarci l’attrazione contaminante di un rispettoso ambiente naturale.
A metà pomeriggio si decide di rientrare con l’obiettivo di raggiungere Kaunus, la seconda città della Lituania. Sono ormai le 21.00, quando un cortese e disponibile giovane locale si presta ad aiutarci a raggiungere l’hotel prescelto, facendoci direttamente strada con la sua auto. Invento che si tratta del figlio di un mio vecchio conoscente, da tempo trasferitosi a Kaunus insieme alla famiglia. Poi si tratta il prezzo delle camere con una simpaticissima Margherita, che fa scendere a 60 Euro i 100 inizialmente richiesti. E poi è il momento di una straordinaria abbuffata alla cena buffet, dopo esserci fatti riservare un tavolo esclusivo. C’è di tutto e per tutti i palati: si va dalla pasta alla pizza, dalla carne al pesce, da ricercati antipasti gustosi a misti contorni ben freschi; il tutto per un costo che sfiora appena 10 Euro.
Alcuni non resistono al sonno, altri percorrono un primo tratto di un lungo viale attrezzato che l’indomani ci condurrà al centro storico di questa brillante città. E adesso, buona notte e sogni d’oro!

13 agosto

L’intera mattinata è riservata alla visita di questa vivacissima città, ovvero al suo fiorente centro storico e culturale. Ma ciò che caratterizza vieppiù questo nostro andare verso il cuore fremente della città storica è dovuto all’assoluta suggestione provocata dal suo superbo viale, assolutamente pedonale (la Laisvès alèja), dove addirittura per anni (e fino al 2000) è stato vietato fumare, noto anche come Viale della Libertà. Si visita esternamente il Palazzo Presidenziale, poi la Cattedrale barocca di S.Pietro e Paolo, che conserva ancora particolarità in stile gotico, quindi si accede alla Pizza Centrale, la Rotusès Aikstè, circondata da storici palazzi singolarmente prestigiosi e capaci di “arredare” la Piazza con stile e celebrità. Sul lato destro e su un prossima breve collina si rinvengono i resti di quello che rappresentò un vero bastione di difesa dell’intera Lituania, ovvero il Castello di Kaunas, dalla cui Torre si domina l’intero scenario che attraversa il fiume della città, il Nemunas River. E’ attraverso il medesimo che si accede alla Funicolare dimessa di Aleksoto, di dimensione pari a quella “mia” di Certaldo.
Dalla Collina Verde, questa volta significatamente dominante, si spazia sconfinatamente. E’ l’occasione anche per una tappa di rinvenimento fisico, tutti seduti con la vista rivolta alla città. Carla e Gigi sono spaparanzati sul prato, Sandra, Pina e Cristina ne approfittano per soddisfare esigenze fisiologiche, io cerco (senza risultato) di capire perché la funicolare è chiusa, Pietro e Maria Teresa danno sfogo alle loro prestazioni documentarie.
Prima di consigliare a Gigi di riprendere possesso del nostro pulmino, si visita la Chiesa di San Michele Arcangelo, esattamente prossima al nostro hotel, francamente di scarso interesse.
Pina, Maria Teresa, Cristina e Pietro consumano qualcosa al volo nel bar della hall dell’hotel, dove si informano anche della presenza della stessa catena in Vilnius, mentre gli altri raccolgono i bagagli che depositiamo sul pulmino, dopo una certa trafila dovuta al fatto che un azzardato “parcheggiamento” ci ritarda fino alle 14.00 la corsa verso la capitale Vilnius. Durante il primo tratto di percorso si cede a una pennichella, mentre Pina ci aggiorna sulle notizie che riceve dall’Italia a proposito dell’invasione russa in Ossezia, regione della Georgia caratterizzata da una forte presenza di popolazione russa. Siamo tutti molto colpiti dalla brutta notizia.
Dopo una splendida mattinata di caldo temperato, nel pomeriggio pioviggina noiosamente. La visita al Castello di Trakai si risolve fugacemente non tanto per il cattivo tempo, quanto per il suo scarso interesse, giustappunto presentato come una fortezza da cartolina. Ci limitiamo all’accesso al cortile interno, senza però proseguire nei vari isolati, mentre si presenta di una certa attrattiva il percorso all’interno del Parco, costeggiando le rive del lago. Maria Teresa e Pina insistono per soffermarsi ad alcune bancarelle, mentre si accelera la partenza verso il centro di Vilnius che, contrariamente alle previsioni, raggiungiamo senza difficoltà e in modo quasi automatico e naturale, o forse per una buona dose di fortuna. Ma serve anche questa e guai a chi se ne dispiacesse.
L’hotel della catena di Kaunas è al completo; ci viene suggerito un quattro stelle nelle vicinanze, dove io e Cristina trattiamo in modo determinato le migliori condizioni che, alla fine, risulteranno pari a 90 Euro la doppia, ma di un livello qualitativo tutt’altro che pari, soprattutto alle quattro stelle, delle quali stasera ci siamo fidati un po’ troppo.
Il primo impatto con la città è rappresentato da una manifestazione di solidarietà con il popolo dell’Ossezia, concentrata sulla piazza della Cattedrale. Partecipiamo anche noi, anche se privi di cartelli e striscioni… e soprattutto di notizie adeguate e aggiornate, anche se quelle di Pina e Pietro non sono certo da buttare, anzi! Centinaia di manifestanti si riversano sull’ingresso della Cattedrale, protestano calorosamente, condividono sentimenti comuni, a partire da quelli religiosi. Capiremo meglio nei giorni successivi la portata di quanto sta accadendo in quel Paese, ma anche fra noi si avviano le prime riflessioni, naturalmente sconcertate, tornando con la memoria, insieme a Pietro, Sandra e Cristina, al nostro viaggio in Georgia dell’estate precedente.
E’ da Piazza della Cattedrale che si accede alla via centrale di Vilnius, che percorriamo interamente alla ricerca del noto “Aukstaiciai”, presentato come un ristorante tradizionale e pieno di fascino. Insieme a Gigi, Cristina e Carla si tenta di rintracciarne la postazione, mentre Sandra è distratta e attratta da interessi più leggeri e meno contingenti. Finalmente si scopre un vicoletto ammiccante, riservato e leggiadro, composto e vivace, che ci introduce garbatamente nel solenne, contenuto via vai di uno speciale ristorante che, nel frattempo, ha assunto a riferimento la cucina di stile francese. Ottimi piatti, ma di scarsa quantità, che fanno felici le nostre signore, ma non certo Gigi, Pietro e il sottoscritto.
L’attesa e il percorso del rientro servono, stasera, a scandire un’accesa discussione sul tema delle pari opportunità che, naturalmente, si conclude senza un’intesa comune, anche perché sono convinto da nessuna e nessuno auspicata.

14 agosto

Oggi, splendida giornata di sole, si dedica interamente alla visita di questa storica capitale. Si torna su Piazza della Cattedrale e si visita l’interno di questo simbolo nazionale, che durante il regime sovietico era stato trasformato in una pinacoteca. Particolare stupore destano le statue di sant’Elena, San Stanislao e San Casimiro, mentre la Cappella di San Casimiro costituisce il capolavoro della Cattedrale. Nei pressi si visitano le Chiese di San Michele e Sant’Anna, quindi si sale sulla collina di Gedimino e da questa sulla Torre del XIII secolo per esplorare interamente l’insieme della città. Pietro, Gigi e Maria Teresa si affrettano a scattare foto, Pina e Carla chiacchierano del più e del meno, mentre con Sandra e Cristina ci assentiamo, divagando sulla panoramica offerta dalla terrazza della Torre. Poi si torna in città e si penetra all’interno della Repubblica autonoma di Uzupis. Sì, una vera Repubblica cosiddetta autonoma, cuore bohèmien di Vilnius, dove attecchiscono soprattutto sognatori e artisti, ma anche ubriachi e squatter. Dispone di una propria Costituzione di 41 articoli, riportati sui muri delle strade per annunciare il “…diritto di essere unici, di amare, di essere felici (o infelici…” e poi il dovere di “… non conquistare…”). Un quartiere trendy, dove la creatività dell’arte e di uno speciale artigianato di alto stile, suscitano l’attrazione di interessi non qualsiasi.
Anche noi siamo attratti dall’atmosfera rilassata e rilassante, quella del non scomporsi, del lasciar correre e lasciar fare, del pensare ad altro e non all’immediato contingente, del contare che tutto si metta per il verso giusto e che quindi non vi sia bisogno di particolari arrangiamenti. E’ con l’affezione a questo modo di supporre che ci accomodiamo per un gustoso caffè, doppiamente gustoso perché dolcemente offertoci da Maria Teresa, la nostra più cara amica dei sogni.
Il resto del pomeriggio è ancora dedicato alla passione per questo che si dice essere il più grande centro storico dell’Europa orientale, non a caso riconosciuto dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità. La via centrale è infittita da numerose bancarelle, dove tutti acquistiamo omaggi di vario genere e pregio… e, mentre Carla e Gigi decidono di accelerare il passo, gli altri visitano i cortili dell’Università, quindi pian piano tutti quanti rientriamo in hotel, pronti a preparare i propri bagagli, che ormai cominciano a creare problemi di contenimento.
La cena è squisitamente consumata a buffet. Prezzo fisso pari a 12 Euro, quantità e qualità davvero all’altezza delle migliori aspettative. Un tavolo esclusivamente riservato, dove ci attardiamo per consumare anche una sconfinata dissertazione a proposito di un tema antico e non ancora risolto: amori e amanti.

15 agosto

Buongiorno, Signor Ferragosto! Buongiorno di buon mattino, dato che alle 8.00 in punto il pulmino sta già scaldando i motori per affrontare una giornata particolarmente varia e intensa. Cercheremo di semplificare e passare subito all’Europos parkas, vicino 17 chilometri dall’Europos centras, che la Lituania sostiene situato, appunto, al centro d’Europa. L’Europos parkas è assolutamente consigliabile come una metà di fascino superiore, al di là del fatto che si trovi o meno vicino al centro d’Europa.
L’ingresso è a pagamento, perché museo all’aperto del quale vi dirò. A pagamento, ma a quanto? Si può pagare in Euro, ma con quale cambio? La signora della biglietteria pare non sia tenuta a saperlo. E lo sconto di gruppo è praticato? Chissa! Ne nasce una vera e propria discussione, dove si confrontano richieste e offerte e dove, scompostamente, si improvvisa una scena che sicuramente resterà per sempre nella mente e nella memoria della signora della biglietteria. Sandra, da par suo, traduce in testo scritto il contenuto dell’accaduto… ed è a tale testo che mi affido per riportarvelo fedelmente.

“Cara Mariuska,
che non sarebbe stata una buona giornata me ne sono accorta subito. Intanto la sveglia non ha suonato o non l’ ho sentita. Ma non importa, ho fatto tardi e basta!
Mentre correvo a lavarmi, il latte si è versato sul fuoco invadendo la casa di un puzzo insopportabile, di gas misto a latte bruciato…Che schifo!
Comunque sono corsa a prendere il tram. Mentre mi agganciavo la gonna con una mano, con l’altra tenevo la borsa che nella corsa si è rovesciata. Mentre raccattavo il tutto, il tram è passato, giusto in tempo per vederlo partire.
Proprio come avevo paura di veder partire quel lavoretto di cui ti avevo parlato, cara Mariuska, e di cui vado molto orgogliosa. Allora dal fioraio che staziona alla fermata del tram, ho preso un mazzetto di peonie, per tentare di rallegrare questa giornata. Mi avrebbe fatto compagnia durante la giornata di lavoro. Quando finalmente l’altro tram è arrivato alla fermata, sola soletta… quel tram è sempre vuoto e, quando ritardo, potrebbe aspettarmi, no? Non ti pare?
Insomma, ancora non ho capito bene cosa facciano quelle due o tre persone che vengono lì in quel bosco, comunque, dai picchia e mena finalmente sono arrivata nel mio luogo di lavoro…
Sto in un casottino e faccio i biglietti a quei pochi cristi che vengono, insomma una cosa è certa, io devo fargli il biglietto: questo l’ho capito e l’ho imparato subito, così mi hanno finalmente assunto, dopo tre mesi di prova.
Tolto l’affitto e quel che occorre per campare, a volte mi avanza qualche soldino e così posso permettermi anche qualche caffè. Mi piace il caffè! Caldo e con tanto zucchero.
Ma non è stato facile passare quei mesi, avevo sempre paura che qualcosa non andasse.
Che qualcosa non andava bene, me ne sono subito accorta, prima di scendere dal tram.
Due donne, furtive furtive, mentre si guardavano in giro con fare guardingo, erano già entrate di soppiatto nella boscaglia, mentre altri scendevano da un pulmino rosso gridando parole incomprensibili. Intuita la mal parata, ho cercato di ingraziarmeli con un allegro oh, oh! e uno sventolar di fiori… ma non c’è stato verso, non c’è stato niente da fare. Urlavano tre o quattro insieme e gesticolavano con fare sospetto e pericoloso… ho capito che non avevano i soldi, ma io cosa ci potevo fare?
Io, quando non ho i soldi per fare una cosa, non la faccio e basta. E poi una cosa l’ho imparata bene, fra tutte quelle che mi hanno insegnato: tante persone, tanti biglietti, tanti soldi.
Ora poi ci sono anche quelli con gli euro a complicarmi la vita, meno male che mi hanno dato una macchinetta per fare i conti, ma una cosa è certa: tante persone, tanti biglietti, tanti soldi.
Insomma, dai, picchia e mena, finalmente si sono decisi a fare sei biglietti, ma non erano di più? Pensa, erano proprio di più. Li ho contati ed erano otto! Noo, mi avevano detto: tante persone, tanti biglietti, tanti soldi…
Appena ho cercato di pretendere il dovuto, è successo il finimondo: gridavano contro di me, gridavano fra di loro… addirittura a un certo punto è scesa una specie di erinni infuriata che stava per avventarsi su di me, mentre un forsennato urlava e suonava il clacson all’impazzata! Non si era mai vista né sentita una cosa simile in quel bosco così tranquillo: i quattro gatti che vengono sono un po’ stralunati, ma pagano, entrano e via. Non so cosa vadano a fare, ma questa è un’altra cosa.
Che mattinata, amica mia!
Quando, dopo un po’ sono usciti, ho tirato un respiro di sollievo: mai avrei immaginato che quel lavoro, fino ad allora così tranquillo, potesse diventare così pericoloso!”

S. L.

La visita al parco è sorprendente, proprio perché ricco di autorevolissime sculture che ci indirizzano verso numerosi percorsi di arte contemporanea, ideati dallo scultore lituano Gintaras Karosas, dove sono installate opere dei maggiori scultori contemporanei. Basterebbe rammentare Sol LeWitt o Dennis Oppenheim, che insieme a un’altra cinquantina di artisti di ogni parte del mondo costituiscono un patrimonio universale. Fra gli altri scopro un artista italiano, a me finora sconosciuto, di nome Ghiotti, che presenta una installazione davvero suggestiva.
La guida consiglia, giustamente, di trascorrervi almeno una mezza giornata, ma noi non abbiamo il tempo e dunque non ci resta che riprendere la direzione per la Collina delle Croci, che passa niente meno come la “Mecca della Lituania”. Una Collina ricoperta di milioni di croci, piccole e grandi, di materiali poveri o preziosi, meta di sterminate folle di pellegrini. Noi non siamo parte di questo elenco… e tuttavia ci si confonde lungo gli stretti sentieri che l’attraversano e incuriositi ci si interroga su questa singolare tradizione, sulla cui origine la storia si mescola volentieri alla leggenda, anche se pare che già nel XIV secolo ve ne sia iniziale testimonianza. Un vero luogo simbolo per la Chiesa e non è un caso che nel 1993 papa Giovanni Paolo II vi celebrasse una messa.
Oggi tocca a me guidare e, raccolti tutti gli spaparanzati che nel frattempo approfittano anche del prato della Collina delle Croci, si riparte e si sosta in un vicino bar per un rapido caffè; mentre Sandra ci dà lettura del testo indirizzato alla cara Mariuska, io e Pietro ci scrolliamo la sonnolenza che ci ha un po’ pervasi, Maria Teresa e Carla lacrimano addirittura dalle risa, Gigi riprende la scenografia, Pina e Cristina ascoltano assolte.
Corro veloce, sperando bene. Non c’è proprio tempo da perdere, ci attende il Palazzo Rundale, quando ormai siamo rientrati in terra lettone. Un’aggiunta al programma, non sto a dirvi quanto felicissima. Ancora un’opera di Bartolomeo Rastrelli costruita a seguito di una vera storia intrigante, dove amori e disamori, nozze regolarmente celebrate e nozze arbitrariamente consumate, si scambiamo le parti per dare vita a curiose narrazioni. Ma il Palazzo resta a testimoniare la genialità dello stile barocco del nostro Rastrelli. La visita ci conduce attraverso sale sontuose, monumento alla vanità aristocratica dell’epoca. Ne dispone di 138, anche se soltanto 40 sono accessibili al pubblico. Decorate e dorate, si susseguono in modo ordinato e la Sala Bianca è la più originale per i suoi specchi multipli alle pareti. Tutte quante talmente spaziose da far dire a Pietro che quando Rastrelli ha ricevuto l’incarico, ha ricevuto anche l’ordine di non badare a contenersi, anche se ciò che lo rende seducente è la preziosa armonia che lo caratterizza.
Si corre ancora, per rientrare a Riga e per depositare in hotel i bagagli (e le signore), prima di riconsegnare il pulmino. Sincronia perfetta, orari rispettati, il limite di velocità niente affatto. Il deposito del pulmino è posto sul Daugava e proprio lì nei pressi, io Pietro e Gigi si avvista un ristorante festivaliero, dove si incrociano piatti e bevande con musica e balli, dove si intercalano sale diverse con diversi menù, dove a noi sembra ideale passare la sera di Ferragosto. A me sembra ancora così, non “condizionato” dallo scarso apprezzamento provato dalle nostre compagne e compagne di viaggio. Peccato! Avremmo desiderato diversamente, anche se ciò che resta essenziale è la nostra buona intenzione iniziale.
E’ notte avanzata, si scelgono due taxi per rientrare e lo si fa (pensate un po’!) senza, addirittura, alcuna trattazione.

16 agosto

Il nostro ultimo giorno è riservato unicamente al viaggio di rientro. Si parte alle 9.30 dall’hotel, per decollare puntualmente con l’aereo delle 11.50.
Insieme a Maria Teresa ho la ventura di sistemarmi nella comodissima prima fila, quella riservata ai clienti che almeno conoscano perfettamente la lingua inglese (qualora dovessero porsi esigenze di supporto al gentile personale di servizio). Per fortuna non ci mettono alla prova, che soltanto Maria Teresa avrebbe brillantemente superato.
Si arriva a Bergamo addirittura in anticipo, dove ci attende paziente Fabrizio Poggi, pronto a ricondurci alle nostre private destinazioni.
Saluti calorosi e promesse di nuovi appuntamenti, a partire da quello che il prossimo 5 ottobre ci riunirà tutti quanti nel parco di Maria Teresa. Ma anche promesse per un prossimo viaggio durante le vacanze natalizie, nel tentativo di soddisfare quella curiosità che implacabile spinge i viaggiatori a riprendere sempre il cammino, anche se è vero che un viaggiatore resta tale anche quando non viaggia. Perché, come dice bene Hermann Hesse:

“Selvaggia e insaziabile è
la voglia autentica di viaggiare,
il desiderio incontenibile
di conoscere e di raccogliere
nuove esperienze:
non esiste però un conoscere
risolutivo che possa colmarlo
né un’esperienza
che possa soddisfarlo”

Vi consegno, care amiche e cari amici, questa mia nuova testimonianza, rivista e corretta ancora una volta dalla mia impeccabile Sandra e graficamente impostata dal mio carissimo, estroso nipote Roberto, in sostituzione della mia Silvia, presa (anima e corpo) dalle sue complesse e tortuose pratiche forensi.
Grazie a tutti! Grazie agli squisiti protagonisti del viaggio e a tutti coloro che vi hanno dedicato, pazientemente, il tempo necessario per ripercorrere le tappe che ho inteso scegliere come le più salienti e affascinanti. E, dunque, alla prossima!