Definiamo le competenze e i loro indicatori
Concetto di complessità: Baumann parla di società liquida, caratterizzata da dinamismo, creatività, ma instabilità stabile.
Governare la complessità non significa ridurla, renderla più semplice, ma unire le forze, le competenze e le capacità, agendo insieme. A ogni livello istituzionale e soprattutto nella scuola.
Compessità deriva da cum plectere.
E dobbiamo lavorare con ragazzi e giovani che cambiano continuamente, dal punto di vista della crescita e dal punto di vista antropologico.
In questi ultimi anni abbiamo assistito a una sorta di mutazione genetica: homo sapiens, homo videns, homo zappiens (si veda Il dis-agio giovanile nella scuola del terzo millenni, Armando 2008).
Homo zappiens: usa un pensiero e un comportamento caratterizzato da velocità, superficialità, carenza del senso del limite, del senso dell’approfondimento e del rigore, ha comunque caratteristiche e potenzialità diverse dal pensiero analitico razionale consequenziale, che generalmente usiamo noi.
Riflettiamo su questa splendida descrizione che fa Roland Barthes: “In questo testo ideale, le reti sono multiple e giocano tra loro senza che nessuno possa ricoprire le altre; questo testo è una galassia di significanti, non una struttura di significati; non ha inizio; è reversibile; vi si accede da più entrate di cui nessuna può essere decretata con certezza la principale; i codici che mobilita si profilano a perdita d’occhio e sono indecidibili; di questo testo assolutamente plurale i sistemi di tempo possono sì impadronirsi, ma il loro numero non è mai chiuso, misurandosi sull’infinità del linguaggio.”
Questo è il tipo di pensiero reticolare dei nostri ragazzi e dobbiamo lavorare in questa prospettiva: per esempio rilevare l’importanza dei nodi.
Ha senso alla luce di queste considerazioni una scuola della trasmissione, esecuzione, ripetizione di percorsi preconfezionati, una scuola dei contenuti basata su lezione, studio, interrogazione?
Occorre una scuola della creazione del sapere attraverso strumenti di autonoma organizzazione concettuale che miri a creare capacità di autonomia, acquisizione ed elaborazione, costruzione di saperi condivisi.
Occorre passare da una scuola di curricoli per oggetti di conoscenza, a una scuola di curricoli per competenze.
Quindi formare i docenti a ragionare per competenze.
E non solo per il processo della valutazione, ma tutta l’organizzazione del processo di insegnamento-apprendimento.
Non possiamo introdurre una sola variabile.
Importanza della conoscenza, ma è più importante passare dalla conoscenza alla conoscenza dei propri processi di conoscenza (metacognizione).
Riflettere sul termine valutazione.
Che cosa? L’apprendimento, il profitto scolastico.
Vediamo meglio.
Profitto scolastico: scaturisce dal confronto dei risultati ottenuti coi risultati attesi (obiettivi).
Necessità di chiedersi:
- Quale apprendimento verifico con questo strumento?
- Quale strumento mi consente di accertare l’apprendimento?
- Quale apprendimento devo valutare?
- Quali effetti avrà la valutazione sull’apprendimento dello studente?
- Sono imparziale nella mia valutazione?
Obiettivo: individuare i criteri e le forme di accertamento che permettano di esprimere giudizi.
Ma valutando ciò che il ragazzo sa, si controlla e si verifica la riproduzione e non la costruzione e lo sviluppo della conoscenza, e neppure la capacità di applicazione reale della conoscenza posseduta, quindi attivare il Passaggio da una valutazione dell’apprendimento a una valutazione per l’apprendimento.
Dobbiamo promuovere il progresso dello studente.
Vediamo bene il concetto di valutazione autentica: si tratta di un giudizio più approfondito e cioè della capacità di pensiero critico, di soluzione dei problemi, di metacognizione, di efficienza nelle prove, di lavoro in gruppo, di ragionamento e di apprendimento permanente (Arter e Bond, 1996).
E quindi non solo ciò che uno studente sa, ma ciò che “sa fare con ciò che sa”.
Cosa ci serve sapere tutto sul funzionamento di una macchina, se poi non sappiamo guidarla in mezzo al traffico?
Gli studenti comprendono e assimilano più in profondità quando hanno a che fare con situazioni reali.
La valutazione autentica si fonda sulla convinzione che l’apprendimento non si dimostra con un accumulo di nozioni, ma con la capacità di generalizzare, di trasferire e di utilizzare le conoscenze acquisite in contesti reali, attivando un ciclo di miglioramento continuo:prestazione-verifica-revisione-ripetizione-prestazione.
Perché cambiare?
I modi di valutare comuni sono
- soggettivi (stabiliti sul momento)
- misteriosi (lo studente conosce i criteri a prestazione avvenuta)
- parziali (possono essere inconsapevolmente variabili da studente a studente)
Valutazione formativa e mai punitiva.
Ma quali sono le competenze richieste dalla vita attuale?
Richiamare le competenze europee (COMPETENZE CHIAVE per l’APPRENDIMENTO PERMANENTE, Raccomandazione UE 18/12/2006):
- Comunicazione nella madre lingua
- Comunicazione nelle lingue straniere;
- Competenza matematica e competenze di base in scienze e tecnologia;
- Competenza digitale;
- Imparare a imparare;
- Competenze sociali e civiche;
- Spirito di iniziativa e imprenditorialità;
- Consapevolezza ed espressione culturale.
Ma che cosa è una competenza?
Per competenza si intende la capacità degli individui di combinare in modo autonomo, tacitamente o esplicitamente e in un contesto particolare, i diversi elementi delle conoscenze e delle abilità che possiedono.
Per competenza professionale si intende la capacità degli individui di combinare tutte le capacità e le conoscenze utili allo svolgimento di una professione.
E’ un insieme, una combinazione di saperi e di abilità concreta e dinamica che consente di affrontare e padroneggiare problemi.
Conoscenza è un insieme di informazioni, acquisite e comprese, relative a un certo settore.
“La competenza non risiede nelle risorse (conoscenze e capacità) da mobilitare, ma nella mobilitazione stessa di queste risorse… consiste nel mobilitare saperi che si sono saputi selezionare, integrare e combinare” (G. Le Boretf)
Non si tratta dell’applicazione di qualcosa, ma di una vera e propria costruzione ad hoc, di un utilizzo creativo di un insieme di risorse e di disponibilità ad acquisire nuove conoscenze.
Deve essere manifestata in una situazione concreta per essere riconosciuta socialmente e certificata come tale.
E’ il risultato del lavoro della mente (costruttivismo), che è concepita come qualcosa di dinamico e creativo.
Chomsky distingue tra prestazioni (realizzazione di competenze) e competenze (“regole interiorizzate… che hanno una capacità generativa”).
Sono in grado di produrre prestazioni sempre diverse e migliori, codificando e decodificando all’infinito.
Le competenze hanno tre dimensioni:
- di natura cognitiva: comprensione e organizzazione dei concetti
- di natura operativa
- di natura affettiva che coinvolge emozioni, motivazioni, atteggiamenti.
Esempio:
Il soggetto
- conosce i principali avvenimenti della storia del ‘900 (fatti, cause, effetti, relazioni…)
- sa utilizzare i principi e i concetti appresi per analizzare il conflitto israelo-palestinese
- avanza una nuova ipotesi interpretativa circa la soluzione del conflitto.
Hanno un ruolo fondamentale:
- le competenze chiave: necessarie e indispensabili, permettono agli individui di essere attivi in molteplici contesti sociali, di fruire dei diritti di cittadinanza; contribuiscono alla riuscita della loro vita e al buon funzionamento della società (UE 2006);
- le competenze trasversali: competenze di ampio spessore che comprendono operazioni cognitive, emotive, motorie e sono utilizzabili per l’esecuzione di diversi compiti e per la risoluzione di diversi problemi, in diverse situazioni e quindi generalizzabili e trasferibili (ISFOL 1993 e 1998).
Tutte le aree disciplinari concorrono, in diversi modi, a elaborare e organizzare la conoscenza ed esercitare abilità, all’acquisizione di competenze trasversali.
Tutte le discipline usano la lingua verbale, le immagini e le rappresentazioni grafiche per elaborare e trasmettere conoscenze e modelli di descrizione e di interpretazione della realtà.
Gli obiettivi di apprendimento relativi all’uso della lingua nei diversi percorsi di apprendimento sono obiettivi trasversali a cui concorrono tutte le discipline.
Cosa si intende per competenza comunicative?
Il controllo dei linguaggi e delle modalità di comunicazione in contesti diversi, con particolare attenzione all’esercizio di una cittadinanza piena e consapevole:
- esprimersi in modo chiaro
- ricavare informazioni da una pluralità di fonti orali e scritte
- comunicare le proprie idee
- confrontare testi e messaggi
- sviluppare la propria creatività
- sviluppare il senso estetico.
Dalle competenze al curricolo per competenze.