Magniloquenza della monumentalità
31 dicembre
Quando ci siamo lasciati, a conclusione del viaggio in Armenia e Georgia, vi avevo “promesso” un prossimo appuntamento con l’Etiopia. Previsione accantonata (soltanto momentaneamente, s’intende!), perché l’organizzazione “pretende” un numero di partecipanti ragguardevole per rientrare nei costi alla nostra portata.
Con Sandra ed Antonia si decide, dunque, un viaggio in Egitto, meta dai più (del nostro gruppo) già felicemente conquistata in passato. Ci affidiamo ancora una volta all’amica Shirin della Shiraz Travel di Roma che, come sempre, organizza tutto con straordinaria efficienza.
Si parte, con la mia macchina, la mattina alle ore 8.00 da Firenze ed alle 11.00 siamo a Fiumicino, dove deposito l’auto al parcheggio più economico (quello a lunga distanza). Tutto risponde alla perfezione, gli orari sono esatti, malgrado la forte affluenza di turisti in partenza… e mentre si attende l’imbarco si cerca di fare coraggio ad una giovane coppia di Fucecchio, in viaggio di nozze, per la prima volta in aereo.
Dopo tre ore e mezzo di volo siamo a Luxor, la storica città sul Nilo, nostra prima meta. Ci attende un accompagnatore con visto d’ingresso ed autista, che ci accompagna rapidamente sulla nostra nave, la “Nile Bride”, dove ci accoglie la nostra guida esclusiva per i prossimi quattro giorni: Mahmoud. Tutto è pronto per la cena dell’ultimo dell’anno, che iniziamo a consumare alle 21.30, dopo esserci rinfrancati nelle nostre, comodissime camere-cabine.
La nave è piena e così anche la sala ristorante; gli italiani prevalgono, anche se non mancano spagnoli e baltici, soprattutto lituani. Si consuma una buona cena a self-service, mentre ci si scambiano messaggi di auguri con i numerosi amici sparsi in tutta Europa e non soltanto, naturalmente dopo esserceli scambiati con la nostra Silvia e con il suo Claudio. Con Pietro (in Andalusia con Cristina, Gianni e Stefania) ci sentiamo per telefono, mentre sta dirigendosi verso il ristorante, prenotato nella periferia di Siviglia (naturalmente per un equivoco), anziché nel centro della città.
A mezzanotte (forse, addirittura qualche minuto prima), dopo diversi brindisi (prima a tre e poi in comune con i tavoli d’intorno) e dopo aver preso confidenza con il personale di servizio, si decide di prendere altrettanta confidenza con i comodissimi letti della nostra comodissima cabina.
Buona notte e Buon anno, che comincerà (di fatto) dopo appena cinque ore, quando alle 5.30 del mattino è prevista la partenza per la visita della Valle dei Re.
1 gennaio
Con un po’ di stanchezza, ma anche con tanta voglia di esplorare l’antichità di un mondo che non pochi considerano dalla trascendenza insuperabile per la sua indiscutibile maestosità, si da corso alla nostra prima giornata in terra d’Egitto. Sono molto provato, fisicamente intendiamoci. Forse, qualche scompenso pressorico potrebbe esserne la causa. Ma non c’è troppo tempo per porsi domande, la Valle dei Re ci attende superba, dove si arriva con il nostro pulmino ed il fido Mahmoud intorno alle 7.00, dopo aver attraversato un suggestivo paesaggio di palme, contornate da accecanti montagne di rosei riflessi.
Una stretta Valle costituisce la necropoli regale dell’antica Tebe, con le sue 58 tombe scavate nella roccia. Se ne visitano tre fra le più spettacolari, scendendo verso le loro profondità attraverso pareti ricche di raffigurazioni preziose e graffiti che si inscenano sul soffitto delle camere dei sarcofagi. Un assaggio straordinario della splendida Luxor, la città che passa come il più grande museo all’aria aperta del mondo. E anche se si trattasse di una esagerazione (e sicuramente si tratta), Luxor custodisce tuttavia un insieme impareggiabile di monumentalità. D’altronde, le tombe dei faraoni dovevano tramandare nei secoli i loro nomi, così come dovevano vincere la battaglia con la morte.
L’appuntamento successivo è con il Tempio di Hatshepsut, dal nome dell’unica regina che ha governato l’Egitto ai tempi dei faraoni. E’ soprannominato “il sublime dei sublimi”, affascina per il suo effetto scenografico, appoggiato e scavato nella roccia, posto su tre piani, dai quali si domina l’intera vallata di Deir el Bahri.
Dopo una breve sosta per sorseggiare un inqualificabile caffè, si riprende per una visita ai celebri Colossi di Memnon, che ritraggono le sembianze di Amenhotep III , i resti del tempio costruito per ospitare la sua salma.
A metà mattinata siamo di fronte all’impareggiabile Tempio di Karnak. Un’emozione unica trascende, mentre ci si avvia a penetrare all’interno di questo spettacolare condensato di opere architettoniche ed artistiche, opera di numerosi faraoni che vollero qui lasciare la propria impronta, arricchendo di volta in volta l’impianto originale con nuove statue e colonne di dimensioni colossali, determinando così un’immagine senza paragoni: il viale d’accesso delimitato da statue e sfingi contrapposte, i cortili squadrati dove trovano sistemazione le tre barche solari di Amon, Mut e Montu, la grande “Sala Ipostila“ che comprende ben 134 enormi colonne scolpite, senza dubbio lo spazio più affascinante del già affascinante Tempio.
Nessuno ha voglia di distrarsi, preso dall’interesse di ispezionare ogni anfratto del labirintico complesso, dove ogni angolo è impreziosito da un’arte scultorea e monumentale che non può che felicemente catturare la suggestione di chicchessia. Ma il tempo stringe e l’aspettativa di un altro straordinario Tempio, quello di Luxor, ci impone di prendere quella direzione, peraltro collegato al complesso monumentale di Karnak da un vero e proprio viale di sfingi. Ed ancora una volta c’è la difficoltà di scegliere il monumento sul quale soffermare la nostra interessata attenzione: il Pilone di Ramese II, piuttosto che il Colonnato di Amenhotep III, oppure i cortili e le camere che arricchiscono la pregiata composizione templare. Un vero imbarazzo, neppure superato al momento della nostra partenza, proprio perché quella voglia di soffermarci su almeno alcuni dei particolari resta una voglia insoddisfatta, tanto che Antonia confessa il proposito di tornarvi ancora ad ispezionare, a ragionarci sopra e soprattutto ad arricchire le proprie armoniose sensazioni, difficilmente riproponibili altrove con lo stesso effetto.
E’ pomeriggio avanzato quando, come da programma, si prende la direzione per la Esna, dove ci attende la nostra nave, i nostri letti ed anche il nostro punto di ristoro, dove si consuma un pasto frugale, prima di trasferirci sulla terrazza per un legittimo pomeriggio di riposo. Qui, come ogni pomeriggio, è servito thè e qualche dolce, qui ci si rilassa accanto alla piscina, qui si scambiano impressioni con le varie composizioni del gruppo, qui ci si fa accarezzare dagli ultimi raggi del sole, che alle 17.10 ci saluta, regalandoci un emozionante arrivederci, mentre si va a nascondere dietro le palme, che in questo spazio del Nilo incorniciano beatamente le rosee montagne che si ergono sullo spazio profondo.
I colloqui continuano, specialmente dopo che si è familiarizzato con alcune coppie di Sesto Fiorentino; poi una doccia rilassante, i dovuti preparativi di rito e dunque la cena self-service, stasera combinata ad un tavolo insieme ad una simpatica coppia (di una certa età, ma giovanilmente gioviale) di origine norvegese.
2 gennaio
Rilassati (come ci si rilassa in nave!), dopo un sonno profondo, ci si alza e siamo ad Edfu, sulla sponda occidentale del Nilo, ormai a 100 chilometri dal Cairo. La sveglia è per le 8.00 ed alle 9.00 è la partenza per visitare il Tempio, dedicato al culto del Dio Horus. Un altro eccezionale monumento, al quale hanno contribuito anche i romani: nelle iscrizioni dell’interno si leggono i nomi di Claudio (intorno al 50 d.C.) e di Traiano (intorno al 100 d.C.). La parte posteriore del Tempio è crollata e i resti visibili sono quelli della sala ipostila, con uno splendido soffitto decorato, dedicato alla dea Nut, sorretto da 24 colonne su sei file.
Dopo pranzo ci è concesso un pomeriggio di riposo, consumato prevalentemente sulla spaziosa terrazza della nave, animata da interessi diversi dei viaggiatori (i ragazzi in piscina, i giovanotti parlottano, altri leggono, distratti soltanto dall’avvicendarsi di scenari inconsueti che le sponde del Nilo ci regala), mentre la nave lentamente ci sposta verso altre mete preziose, attraverso una fertile pianura, utilizzata in gran parte per le piantagioni della canna da zucchero. L’ora del tramonto è anche l’ora del thè, che piacevolmente consumiamo insieme a qualche assaggio di dolci locali.
Alle 18.00 la nave si ferma; siamo arrivati a Kom Ombo. Una regione che ospita molti abitanti della Nubia, che qui sono stati costretti a spostarsi dopo la costruzione della grande diga si Aswan. Pare che la migrazione non si sia dimostrata né semplice, né indolore, malgrado che l’intera regione sia stata dotata di tutte le infrastrutture sociali, mirate a facilitarne l’inserimento. Ci sarebbe bisogno di tempo (e soprattutto sarebbe necessario abitarvi per un po’) per capire e comprendere meglio le loro difficoltà di adattamento culturale. Ma noi siamo qui per visitare il Tempio, che ci ha affascinato più di ogni altro, anche perché visitato dopo il tramonto, dunque tutto felicemente ed efficacemente illuminato. Immagini irripetibili, un’atmosfera impossibile a trasmettere agli assenti, anche se un po’ condizionata dalla folla dei turisti che, proprio a quest’ora si riversano tutti all’interno del Tempio. Dalla nave si raggiunge a piedi, dato che è posto proprio sulla riva, in una impeccabile posizione rialzata che ci consente un piacevole godimento unitario. Il Tempio risale ai Tolomei, anche se sono state rinvenute testimonianze riconducibili alla XVIII dinastia. Una visita che incanta, sia quando si attraversano i numerosi percorsi decorati, i santuari, le cappelle, sia quando si sosta a beneficiare delle spaziose vedute che si aprono sul corso del Nilo.
Alle 20.00 è previsto il rientro sulla nave, ma prima non si possono scampare le curiose trattative al mercatino attrezzato proprio lungo il fiume. Non ne possiamo fare a meno, anche perché c’è da prepararci per la loro festa tradizionale che, stasera, è in programma sulla nave. Ci chiedono di dotarci di loro abbigliamenti (un fatto anche d’interesse turistico, naturalmente!) che non possiamo che reperire a questo mercatino. La trattativa consente di contenere a non più del 20% l’iniziale richiesta e dunque l’occasione serve a dotarci anche di altre numerose “vestaglie” per i consueti omaggi familiari. Il mio abbigliamento consiste in una lunga tunica nera, con rifiniture orlate di colore aureo, che mi viene impacchettato al costo di 3 euro.
Anche la cena, stasera, è particolare, perché tipicamente composta di loro piatti tradizionali. E poi seguono le danze e i balli, anche se il divertimento vero è garantito dalle più estrose stravaganze affidate ai costumi indossati, mentre la composizione del cappello di uno del gruppo di Sesto Fiorentino lo fa assomigliare strettamente ad uno del gruppo di Alkaida. Risate a non finire, baldoria inscenata con il coinvolgimento dei nostri camerieri che, anche per questo tramite, tentano (come tentano tutti e sempre) di reclamare una qualche dose di mancia. E mentre la nostra paziente nave si avvicina ad Aswan, noi alle 23.00 ci accomodiamo nei nostri letti accoglienti.
3 gennaio
A colazione, stamani, siamo in pochissimi; si scoprirà più tardi che a molti è toccata la sorte della partenza nottetempo per visitare l’ambita meta di Abu Simbel. Fatta colazione, senza farci mancare assolutamente niente, si parte per una quieta visita dell’isola Elefantina, che raggiungiamo in poco meno di un’ora, accovacciati su una comoda feluca. Qui sorgeva l’antica Yebu, la capitale dell’Alto Egitto durante i primi periodi dinastici. La prima visita è per il piccolo museo, purtroppo un po’ trasandato, anche se conserva preziosi sarcofagi e le mummie di cinque arieti sacri. Elefantina era nota nell’antichità anche per il suo “nilometro”, una cisterna costruita sulla sponda sud-orientale dell’isola in modo da poter costantemente misurare la portata del fiume. Il dispositivo è visibile tutt’oggi… e sulla base della portata non si regolava soltanto la tempistica dell’irrigazione, ma si determinava anche la misura dei tributi da versare. La visita prosegue per un’escursione alle iscrizioni rupestri e alla Stele della Carestia. Intorno alle 12.00 si rientra sulla nave, dove ci si ritempra in attesa di consumare il pranzo quotidiano.
Alle 14.00 si riparte per la visita dell’”obelisco incompiuto”, alto oltre 40 metri, rimasto appunto incompiuto perché rovinatosi durante la fase della lavorazione. Si visita poi l’Isola di Philae, che si trova a monte di Aswan.
La costruzione della grande diga, com’è noto, comportò anche la conseguenza che alcune isole fossero coperte dall’innalzamento delle acque. Sorte toccata anche all’Isola di Philae, celebre nell’antichità come “Perla dell’Egitto”, ricca di templi innalzati a partire dal tempo di Tolomeo II, isola sacra alla dea Iside. Un’apposita campagna promossa per il salvataggio dei suoi monumenti, appoggiata anche dall’UNESCO, fece sì che nel 1977, almeno il Tempio dedicato ad Iside fosse smontato e ricomposto sull’Isola di Agilkia. Ecco perché oggi è visitabile, in una spettacolare posizione, sistemato in modo da essere in armonia con il sito originale. Si raggiunge l’isola con un battello (uno dei numerosissimi) e dopo aver attraversato il Padiglione di Nectanebo si entra nel Cortile Centrale, quindi nel Tempio di Augusto. Ancora una volta si è colpiti dalla grandiosità di questi superbi monumenti, tutt’altro che ripetitivi, se non per la loro sublime articolazione prospettica. Il nostro Mahmoud ci concede una pausa di tempo libero da consumare sull’isola; ne approfitto per raggiungere telefonicamente sia i familiari, che gli uffici del Circondario.
Il pomeriggio trascorre con rilassatezza e perché questa sia ancor più marcata si accetta di sostare in un laboratorio dove si producono erbe medicinali. Antonia e Sandra accettano anche di farsi coinvolgere in alcune applicazioni (massaggi, anzitutto!), dopo un’attenta illustrazione sulle potenzialità benefiche che un vispo e giovane allievo ci propina. Si acquista qualche esemplare e si rientra, pronti per l’attesa serata della “danza del ventre”, in programma subito dopo la cena.
Uno spettacolo molto turistico che non riesce a coinvolgerci particolarmente, mentre si apprende con piacere che la nostra partenza del giorno dopo per Abu Simbel è programmata per la tarda mattinata e non per le 3.00 della notte, come inizialmente prospettatoci.
4 gennaio
Gran parte della mattinata si trascorre in perfetto relax. Sandra riposa sulla terrazza della nave, mentre noi, accompagnati dal fido Mahmoud, si fa visita alla città ed in particolare al suo mercato. Assuan, la città meridionale più soleggiata dell’Egitto, antica località di frontiera, si caratterizza proprio per la sua atmosfera africana, lenta e rilassante. Il Nilo qui è al massimo della sua bellezza, con il suo deserto ambrato, le sue rocce di granito e le sue isole coperte da palmeti e piante tropicali. Una città con un borgo di piccole dimensioni, tanto che lo si può attraversare in appena un paio di ore.
Assuan. Le mitiche dighe di Assuan. La prima costruita dagli inglesi sul finire del 1.800, la grande risale agli anni ’50, anche se è stata inaugurata nel 1.971, determinando la costituzione dell’enorme Lago Nasser. Un’opera grandiosa, così come grandiosa è stata l’opera per trasferire altrove lo straordinario patrimonio di monumenti che in quell’area era localizzato.
La nostra prossima meta è proprio per visitare l’insuperabile Abu Simbel, che si raggiunge in aereo, partendo alle 12.30 ed arrivando dopo circa un’ora. La suggestione è difficilmente descrivibile, anche per la perfezione con la quale sono stati trasferiti e ricomposti. C’è chi parla dell’ottava meraviglia del mondo; comunque sia, di una vera meraviglia si tratta. Il tempio principale è dedicato a Ramesse II. E’ il monumento fra i più impressionanti di tutto l’Egitto, a partire dalla sua facciata, con le sue quattro statue, capaci di trasmettere un’espressione viva e giovanile. La visita all’interno è altrettanto coinvolgente, segnata peraltro da una rara capacità d’ingegneria. Poi si visita il piccolo tempio, dedicato alla dea Hathor e alla consorte reale di Ramesse II, Nefertari. Un’avventura davvero meritevole, capace di giustificare ampiamente anche il disagio che alcuni gruppi hanno dovuto sopportare per raggiungerla, viaggiando senza programmi precisi, con orari soggetti ai più strani imprevisti. A noi, invece, torna tutto alla perfezione, tant’è che alle 20.00 siamo già comodamente seduti al ristorante della nave, per l’ultima cena sul Nilo. E anche per scambiare messaggi SMS con amici sparsi in altre parti del mondo e dunque per gustarci quello che Paola, dall’Andalusia, ci trasmette in arrangiata e simpatica lingua spagnola, soprattutto per descriverci il “Sergio dormiente”. E’ questa anche l’occasione per comunicare con Ilaria ed Ernesto (i nostri carissimi amici milanesi) che sono già rientrati al Cairo, dopo aver percorso le suadenti coste del Sudan.
E’ quasi mezzanotte quando ci si mette in moto per raggiungere in tempo l’aeroporto, diretti direttamente sulla capitale. Si raggiunge Il Cairo alle 1.30 e subito dopo (accolti come sempre con la massima cortesia e familiarità) si prende per il centro della città, fin quando alle 2.30 della notte si è accolti, stanchi ed assonnati, nel superbo hotel Movempick Pyramids. Qui ci attendono, curiose, le nostre spaziose camere, all’interno di un altrettanto spazioso campus residenziale. Nessuno pretende alternative al soddisfare la legittima domanda di riposo, insieme ad un altrettanto legittimo cedimento al meritato sonno di una notte profonda, sprofondando nei nostri comodi e ampi letti.
5 gennaio
Si consuma la colazione nella leziosa sala dell’ hotel, dove su tavoli apparecchiati con maestria sono disposti piatti di varietà sconfinata, con prelibatezze sia locali che internazionali. Oggi non ci sarà troppo tempo per la sosta del pranzo, dunque merita approfittarne. E così sarà, tanto che si abbandona la sala non prima delle 9.30, quando la nuova guida, Mr. Ahmed, ci condurrà verso la prima meta, ovvero Saqqara, affascinati dalla superba panoramica sull’orizzonte delle maestose piramidi, ai piedi delle quali è posto il nostro hotel.
Saqqara, celebre per la piramide a gradoni, la piramide Zoser, meraviglia architettonica del primo grande edificio in pietra della storia umana, la necropoli più antica ed importante dell’Egitto.
Si visita l’intero complesso, soffermandoci qua e là ad ispezionare i preziosi resti, oggi in parte restaurati. Sul lato meridionale si trova la piramide di Unas, poi le varie tombe dei nobili che portano il nome di “Mastaba”, particolarmente interessanti anche per le loro raffigurazioni, delicatamente decorate con scene di vita quotidiana e di culto. Poi si passa all’Emiciclo dei poeti e dei filosofi greci, dunque al sepolcreto Serapeum. Un’incursione complicata, ma anche capace di suscitare interessi suggestivi e coinvolgenti, tanto che si decide di saltare il pranzo, proprio per poterci appropriare comodamente di una così vasta documentazione storica, artistica ed architettonica.
Intorno a mezzogiorno ci si sposta a Menfi, la capitale dell’antico regno, una delle più vecchie città al mondo, della quale oggi non resta granché. La prima visita è dedicata ad alcuni resti simbolici: fra questi una sfinge di alabastro ritrovata nel 1.912. Poi si visita la colossale statua del Re Ramesse II, custodita all’interno di una moderna struttura di nessun pregio architettonico.
Infine (si fa per dire!) ci si porta sull’altopiano del Giza, dove si innalzano le non aggettivabili tre Piramidi. Uno scenario notoriamente unico, capace di infondere uno stupore irripetibile. Siamo di fronte ad alcune delle più importanti costruzioni del mondo. La piramide che il Re Cheope fece innalzare nel 2.650 A. C. è la più grande, con i suoi 137 metri di altezza. Un’attrazione semplicemente stupenda. Pare (ce lo dice Erodoto) che per la sua costruzione sia stato necessario l’impiego di ben 100.000 uomini per quasi 20 anni. Poi tocca alla piramide del Re Khefren, quindi alla più piccola che porta il nome di Micerino. Sono poste in perfetta successione, ordinate, imperiose, autorevoli, singolari. Ma il complesso è ulteriormente arricchito dalla universalmente nota Sfinge, la favolosa statua con corpo di leone e testa umana, lunga 70 metri ed alta 20. Ha un nome, si chiama Abu al-Hol, che letteralmente significa il “padre del terrore”. L’intera struttura è stata scolpita da un unico, enorme blocco di roccia.
Il nostro hotel, come ho già detto, è posto sul confine con l’area delle piramidi; dunque in pochi minuti si rientra, quando siamo a metà pomeriggio. Si rientra per un po’ di riposo, per telefonare a casa… ma anche per soffermarci a riflettere sulle irripetibili meraviglie che hanno segnato l’odierno programma, senza distrarci per l’attesa del formidabile spettacolo “Suoni e Luci“, in programma per la tarda serata. Avevo altre volte preso parte a spettacoli del genere (in Messico, specialmente), ma questo colpisce in modo particolare, con le piramidi e la sfinge sullo sfondo, con la sua propria spettacolarità, ma anche con l’avvolgente descrizione dei passaggi storici, che ci consente di ripercorrere insieme la storia di questa civiltà attraverso diversi secoli.
Una giornata davvero impegnativa, ricca di emozioni uniche, vissuta con particolare trascinamento, che si conclude con un ricco buffet, consumato senza fretta al ristorante del nostro hotel.
6 gennaio
L’intera giornata è dedicata alla visita del Cairo. Si parte alle 8.00, direzione Cittadella. Posta su una collina all’estremità orientale, fu costruita per volere di Saladino, per farne la roccaforte principale della nuova città. E’ sempre stata un quartiere militare e fino alla metà del XIX secolo servì anche come sede del governo egiziano. Il monumento principale (insieme a numerosi musei) è la Moschea di Muhammad Alì, che visitiamo per prima. E’ all’interno della moschea che ci soffermiamo a ragionare, con una certa animosità, con il nostro accompagnatore, un dichiarato mussulmano integralista, assolutamente indisponibile ad immaginare che ci possa essere qualcuno disposto a pensarla diversamente. Passeggiando sui piazzali esterni si godono viste spaziose sull’intera città, fino ad intravedere, nelle giornate adatte, la cima delle piramidi.
Lo stato di manutenzione non è dei migliori, la ristrutturazione di interi comparti consentirebbe di recuperare la vita quotidiana della Cittadella, non limitandosi semplicemente a quella turistica. Servirebbe un po’ di tempo per visitare almeno un paio di musei (quello militare e quello delle Carrozze), mentre abbiamo l’urgenza di avvicinarci al Museo Egizio, uno dei più conosciuti ed apprezzati nel mondo, che naturalmente conserva la più grande collezione di reperti dell’antico Egitto: 40.000 pezzi esposti e molti più del doppio nei magazzini. Sì, come accade per tante altre collezioni, anche in questo caso, reperti pregiati e preziosi sono costretti a restare indisponibili. Temporaneamente, però, dato che sono già iniziati i lavori per la realizzazione di un nuovo, grande museo, capace di contenere tutto quanto. Un museo affascinante che ci sollecita e ci accompagna alla scoperta di tutti quei reperti che consentono di ricostruire un quadro dettagliato della cultura e della società dell’antico Egitto. La visita scorre, anche se dobbiamo fare i conti con un affollamento ingombrante. Scorre per la semplice articolazione delle sale, introdotte dall’ampio atrio centrale. Non possiamo non rammentare alcune delle statue più significative: quella di Zoser, di Narmer, di Rosetta, di Chefren… e potremmo continuare. Ogni sala ci riserva opere diverse, mai ripetitive, che insieme compongono ed illustrano la mitica tradizione di questa nobile civiltà.
Quando ormai stiamo per concludere la visita, Ernesto ed Ilaria ci avvisano del loro arrivo in città. Il loro hotel è abbastanza distante dal centro e dunque, stasera, è impossibile vederci. Ci chiedono notizie circa lo spettacolo “Luci e Suoni”, anche se non riusciranno a parteciparvi. Noi ci attardiamo all’interno del gran bazar, un tipico mercato dove le numerose botteghe espongono e vendono di tutto un po’. La trattativa è qui una regola ancora più radicata che in altri mercati analoghi. Una coppia di giovani mi conferma che, generalmente, si riesce a strappare sconti fino al 70% di quanto richiesto. Un luogo adatto per i miei mercanteggiamenti, anche se questa volta ho ridotto al minimo la quantità degli acquisti. Dopo la visita del centro, si passa al quartiere di Gesira, la città nuova, che ospita il Museo d’arte moderna, l’Opera, la Torre del Cairo e tante altre strutture d’epoca contemporanea.
E’ ormai tardo pomeriggio quando con un taxi (al costo di 40 centesimi di Euro) si rientra in hotel, dove ci si riposa in attesa di consumare la nostra ultima cena d’Egitto, ancora una volta al ristorante interno. Poi è l’occasione di una intensa considerazione di questo viaggio e soprattutto di questo Paese, che Antonia e Sandra si promettono di tornare a visitare, mentre la mia è una promessa rinviata nel tempo, date le tante altre mete non ancora raggiunte.
7 gennaio
Tutto è pronto per affrontare l’ultimo scampolo della nostra vacanza: i bagagli, la rituale colazione, la visita della Madrasa del sultano Hassan. Poi decidiamo di percorrere un tratto a piedi, per penetrare un po’ meglio all’interno di questa metropoli e per avvicinarci ad uno dei più grandiosi mercati d’Oriente: il Khan El Kahlili, dove ci attendono Ilaria ed Ernesto. Insieme, ci attardiamo per parte della mattinata a visitare gli stretti vicoli affollati, dove botteghe artigianali presentano articoli di gioielleria, raffinati tappeti, anfore, oggetti preziosi di vario genere. Più tardi visitiamo la Moschea di el Hakim ed è qui che salutiamo (provvisoriamente) Ilaria ed Ernesto, diretti ad un altro piacevole appuntamento, ovvero uno splendido pranzo offerto dalla gentilissima Zizi, giovane manager della locale agenzia “Love Egypt Travel”, in un ristorante proprio sotto le piramidi. Un imprevisto prezioso per conoscere meglio anche la vita, la cultura, il clima complessivo dell’Egitto. Sì, Zizi ci racconta tantissime cose e lo fa conoscendo bene anche l’Italia, dato che a Siena ha studiato la nostra lingua, che parla perfettamente. Una conclusione perfetta, accompagnata naturalmente da un abbondante menù, tipicamente studiato per il nostro arrivederci. Grazie Zizi, racconteremo di questa improvvisata e ne racconteremo nel modo più piacevole possibile.
Poi non ci resta che prendere la direzione dell’aeroporto, dove incontriamo nuovamente Ilaria ed Ernesto (che partiranno di lì a poco), insieme ci prendiamo un caffè, ci salutiamo e poi via. E’ l’ora della partenza per Roma, dove atterriamo puntualmente alle 22.25. Tutto fila liscio; Antonia e Sandra attendono i bagagli, mentre io ritiro la macchina dal parcheggio e alle 2.30 della notte siamo già a Firenze.
Un’altra splendida e comoda avventura si è conclusa, ma non si è conclusa la nostra voglia di viaggiare. Perché come dice bene Francine Prose:
“Il viaggio, nella sua forma migliore
e più gratificante, è una specie
di magia che trasforma.
Quando viaggiamo in luoghi lontani
desideriamo ardentemente
fare scoperte sorprendenti,
scambiare il familiare per l’ignoto,
trovarci in situazioni bizzarre
e romantiche e finalmente poi
tornare a casa: più felici, più saggi”