Giuliano Ghelli crea con la sua opera un suggestivo ossimoro: un esercito di pace. Le sue donne hanno la forza della terra che le ha prodotte e la determinazione della storia che le ha viste schierate per la pace, anche mentre partecipavano alle tante guerre che hanno dovuto subire. Le sue donne hanno la leggerezza dell’arte capace di provocare stupore e incanto in un mondo di diffuso disincanto. Portano incisi nei loro corpi versi e messaggi poetici, parole di pesante leggerezza: scavano le coscienze e alimentano sogni capaci di diventare progetti.
Se la parola esercito indica un complesso di forze armate, non può essere disgiunta dal concetto di guerra, attività tipicamente maschile legata al mito dell’avventura e del viaggio, della sfida e della potenza. Ma il suo etimo – exercēre – trasmette il concetto di esercitazione,di attività instancabile e allora ci richiama un‘idea di quotidianità e di operosità tipicamente femminile, legata alla casalinghità stanziale, alla pazienza e alla mediazione, a un intreccio di quei mille saperi che si dispiegano in una costante volontà di pace.