Virgola
Cronaca di un incontro: ovvero “vita da cani”
Certaldo 1991
Non capii bene cosa stesse succedendo, ma quella signora mi guardava in un modo davvero strano: certe volte gli occhi si facevano umidi, commossi come se avessero visto un miracolo, poi improvvisamente diventavano così preoccupati, che avevo paura anch’io senza sapere perché.
Intorno a me c’era un’agitazione frenetica, suoni e articolazioni incomprensibili, tutto un discorrere e un gesticolare da forsennati – ma gli umani sono tutti così? E poi dicono che loro sono intelligenti… – insomma la situazione era davvero preoccupante. Mi sono detta subito: sarà bene stare in guardia!
Appena lei mi accarezzava – e così mi tranquillizzavo – ritirava subito la mano come se avesse paura di farmi male; appena si avvicinava con la testa più vicina alla mia, in modo che finalmente la potessi vedere un po’ meglio, si allontanava subito esclamando: – Mamma mia come puzzi, povera stella!
Bella accoglienza, vorrei proprio vedere se l’avessero detto a lei!
Insomma, una affronta disagi inenarrabili, rinchiusa in una scatola da scarpe, sopporta un viaggio disastroso… scosse, rumori, caldo, freddo improvviso, fame, sete… e chi più ne ha più ne metta… il tutto per ricevere questo bel saluto!
Intanto pensai che sarebbe stato meglio cominciare a organizzarsi un po’, così cominciai a guardarmi intorno un po’ preoccupata: quella casa era piena di cose, e per di più gigantesche, non sapevo nemmeno dove camminare… ancora non era il caso, ma prima o poi avrei dovuto decidere a trovare un posto dove riposare un po’.
A un tratto notai un morbidone rosa che sembrava proprio allettante, mentre lo stavo rigorosamente annusando per vedere se facesse davvero al caso mio, la signora che mi aveva accompagnato dava all’altra delle istruzioni veramente allarmanti…
– Mi raccomando, fino a stasera niente pappa, solo un po’ d’acqua, poi bisogna tenerla in casa, fuori non è ancora il caso!
Brava, senti questa, proprio una bella pensata!
Con la fame da lupi che mi ritrovo, niente, non mi trattano neppure come i peggiori carcerati, almeno li mettono a pane e acqua e hanno diritto a un’ora d’aria… a me solo acqua e zitti!
Sì, ho provato ad abbaiare un po’, ma non c’è nessuno più tonto degli umani, insomma alla prima non capiscono mai nulla.
Ti guardano con un’aria strana e poi emettono dei sibili incomprensibili, portandosi l’indice davanti al naso con apprensione… chissà cosa vorranno dire?
Rassegnata all’ingiusta sorte, mi sono accoccolata in quel guscio rosa così invitante… che stanchezza! Finalmente comodi: una zampa qua, la coda là… il muso sarà bene appoggiarlo su questo orletto, mi ricorda tanto il dorso della mia mamma… zzz zzzz zzz… ma sul più bello del sogno che si stava dipanando:
– Andiamo Virgola, dai, andiamo a prendere Silvia, a quest’ora esce da scuola e le faremo una bella sorpresa, forza Virgola, vieni!
Ma chi è questa Virgola? E’ forse venuto qualcun altro mentre mi sono appisolata?
No, guarda proprio me, come se io mi chiamassi Virgola… ma vi sempre un nome per una di nobile razza come me?
– Su, Virgola, dai che andiamo!
Ridagli con Virgola, questa è proprio fissata, assecondiamola, non si sa mai, mi sembra una brava donna, ma è bene sempre stare in guardia… e poi avevamo detto di non uscire, abbiamo già cambiato idea? Meno male che mi prende in collo, perché sono così stanca che non ce la farei proprio a camminare… però, come si sta bene in braccio a lei, ha un profumo tutto particolare, sembra quello della mia mamma.
Saliamo su un oggetto infernale, una grande scatola che non mi piace per niente.
Mi sembra che dentro mi manchi l’aria, poi all’improvviso questa cosa si muove, no, si muovono gli alberi, le case e tutto quanto, tutto scorre miracolosamente veloce. Dove andremo così di fretta?
Appena lo scatolone traballante si è fermato, le sorprese non sono finite, anzi è arrivata la catastrofe… che paura, che spavento mi sono presa!
Dalla porta di una specie di casa è uscito un fiume di ragazzini urlanti, impazziti, come se qualcosa di misterioso e impellente li spingesse fuori tutti insieme… come se anche a loro mancasse l’aria per respirare!
Mentre li guardavo attonita e impaurita – qualcuno si è messo persino a picchiare al vetro, insomma cos’è tutta questa confidenza? Io non ho mai potuto sopportare i rumori improvvisi! – ho visto un volto avvicinarsi sempre di più a me, alla mia scatola, alla mia mamma… sì, perché l’odore di quella strana signora che si ostinava a chiamarmi Virgola, era l’odore della mia mamma, non potevo sbagliarmi, quand’ecco una bambina urlante si è precipitata proprio su di me!
Io, in crescente apprensione, stavo osservando lo svolgersi degli eventi – ormai c’era da aspettarsi di tutto! – invece mi ha ricoperto di baci e carezze… che bello! Aveva proprio un buon odore, così le ho dato una leccatina sulla punta del naso… veramente delizioso!
– Virgola, la mia Virgola!
Rieccoci con questa Virgola, mi piacerebbe proprio sapere chi è, che tutti la chiamano, e poi “mia”, mettiamo subito le cose in chiaro: io sono mia e basta.
Però come si sta bene con il muso sulle sue ginocchia, sembra quando eravamo tutti insieme a dormire sulla mamma, chi era su una zampa, chi su un’altra… e poi mi carezza, sorride, sembra proprio felice… mi piace proprio questa bambina.
Appena mi ero accomodata ben bene e di nuovo appisolata, mi hanno fatto scendere dalla scatolona traballante, insomma ho capito che con questa gente non si può stare tranquilli, meno male che mi hanno riportato in casa e ho potuto continuare il mio sonnellino.
Per poco però, perché arrivava sempre qualcuno: una che chiamavano zia, una che chiamavano nonna… che traffico in quel posto… tutte però insistevano con questa Virgola, insomma mi avevano sbagliata per qualcun’altra e non c’era verso di farglielo capire. Appena iniziavo ad abbaiare per spiegare il problema, loro ridevano. Nessuno è più testardo degli umani: quando si sono messi intesta una cosa, bisogna rassegnarsi ad assecondarli, mi hanno detto che sono capaci di tutto e questa, in fondo, mi sembra brava gente.
Non so perché, ma poco dopo qualcuno ha deciso che era ora di mangiare, da allora ho capito che niente nel pensiero delle persone è definitivo: sono capaci di dire una cosa e poi farne un’altra con estrema disinvoltura, armarsi di pazienza e aspettare è la sola decisione sensata da prendere.
Insomma finalmente si parlava di pappa e la mamma sembrava davvero armeggiare a qualcosa di effettivamente interessante… uhm che buon odore… che profumino delizioso!
Appena la ciotola invitante si è posta alla portata della mia bocca, non ho capito più niente tale era la fame e la fragranza che emanava, che mi sono immersa subito in quella delizia… ma, che egoista! Non ho lasciato posto alla mia Silvia che mi stava guardando con aria affascinata, certamente pregustando le gioie del palato che la ciotola prometteva… mi sono spostata, le ho fatto posto e le ho detto:
– Su, fatti sotto, finalmente è ora di mangiare!
Misteri degli umani! Non ha voluto assaggiare niente.
Poi in seguito ho capito.
Io, con la scusa del pelo che deve essere lucido e carezzevole devo mangiare riso e carote con solo un pochina di carne, senza sale, senza olio, senza niente… e loro? Non vi dico: su quella tavola dove mangiano arriva di tutto: carne di tutti i tipi, odori da impazzire, salse dagli aromi inebrianti, formaggi, frutta e dolci in varietà impensabili… e a me? Dopo molte insistenze, solo qualche misero assaggio e per di più controverso, c’è sempre qualcuno che dice:
– No, non le dare niente che fa male!
Ma a loro non fanno male?
Io dovrò guardare al mio pelo, ma al loro colesterolo chi pensa?
Misteri degli umani… e intanto continua la mia vita da cani.
Loro vanno e vengono sempre di corsa; in questa casa è sempre un continuo fare e disfare valigie… a proposito, la mia Silvia dov’è? È un po’ di giorni che non la vedo. Sai cosa faccio, mi metto qui e l’aspetto, tanto spariscono ma prima o poi tornano sempre.
Cronaca di un saluto
Giugno 2004
Giunse con i topinambur a fine estate.
In una di quelle giornate in cui il sole imperversa e non si decide ad andare.
Quando tutto è giallo e irto per il caldo sopportato, e magari hai già voglia d’un autunno che tarda a venire, con le sue vinacce asprigne e il multicolore delle foglie.
Se n’è andata con le malve in fiore, al principio di un’estate ad avvisaglie torride.
Quando il grano matura e i papaveri esplodono, e magari hai voglia di mare.
Tornava dal mare, rubato a una domenica, la processione di macchine che incrociai quella sera attraversando la strada con in braccio quell’esserino biondo che stava per andarsene, e ancora non sapevo quanto sarebbe stato triste il vuoto, e grande l’assenza di quella piccola presenza.
Piccola come una virgola, traccia appena visibile sul bianco del foglio.
Importante, come una virgola, capace di cambiare il senso di una frase, lei ha cambiato il senso della nostra vita.
Così, adesso, attoniti, riprendiamo a vivere con un po’ più di amore – quello che ci ha lasciato in eredità – e chissà come, in poco tempo, abbiamo già imparato ad amarci di più.
Da piccola non dette segni di quella bellezza che poi sarebbe esplosa.
Batuffolo rossiccio, incerto di sé e del mondo da esplorare.
Poi non potevi fare a meno di guardarla e ammirare le forme perfette, lo sguardo intelligente, il portamento da regina. Il suo era un incedere elegante, raffinato per natura. Era bella e lo sapeva.
Ma il suo straordinario era la dote di accoglienza, il protendersi entusiasta verso chiunque entrasse in casa. Passare la soglia era un segno di appartenenza e quindi di amore e di condivisione.
Chiunque entrasse – amico o idraulico, familiare o visitatore occasionale – faceva parte della famiglia e quindi della mensa degli affetti da spartire.
Segno particolare di simpatia, una volta seduti sul divano che offriva volentieri, era un delicato appoggio del muso su una gamba: amava il contatto dei corpi, quasi a voler stabilire un’unione non solo formale.
Si schierava, mostrando segni di una forza insospettabile, a difesa di chiunque paresse maltrattato e, se fra noi il saluto tardava, tra malumori mal digeriti, ansie e preoccupazioni, rivendicava con determinazione il sereno placarsi dei rapporti.
Guai ad arrabbiarsi, litigare, imprecare. Non c’era bisogno di sapere chi avesse ragione: lei era per la coesione familiare e sociale.
Anche durante le passeggiate, magari lunghe e difficoltose, si preoccupava che il gruppo – comunque numeroso e sconosciuto che fosse – procedesse unito e correva instancabilmente dal primo all’ultimo per rimettere in sesto quelle genti chiassose e indisciplinate che si divertivano a esplorare la natura. Per lei i chilometri da percorrere si moltiplicavano nel continuo andirivieni, ma la sua era una forza straordinaria, per armonia del fisico e autorevolezza di carattere.
Anche lei, come Silvia, non ha mai voluto spartire il nostro affetto con qualcun altro, la sofferenza era talmente manifesta quando sentiva insidiato il suo regnare, che non era il caso di insistere a vezzeggiare bambini, cani o simili intrusi.
Gli stratagemmi per poterci accarezzare con lo sguardo tutti e tre, quando eravamo in casa, erano molti: si sistemava su un incrocio di porte e da questa postazione seguiva i nostri movimenti frettolosi, come se stesse guardando un film; oppure dall’alto del bracciolo di una poltrona osservava perplessa e incuriosita l’andirivieni incomprensibile dei suoi umani.
Preoccupata e triste, ci salutava al momento delle partenze, radiosa e felice accoglieva i nostri ritorni con festeggiamenti circensi: salti, giravolte, zampettate, tuffi nelle valigie aperte e un abbaiare gioioso che scacciava i crucci quando c’erano.
Sapeva aspettare, ma garbatamente mostrava la sua sofferenza per le nostre assenze, per poi trasmetterci la gioia incontenibile dei ritorni.
Non amava la città, mal sopportava rumori, folla, tram e motori, si adattava per amore, ma esplodeva di gioia appena cominciava a sentire l’odore dell’erba del suo prato certaldese.
E qui cerco conforto, ma tutto è troppo pieno per il mio vuoto concavo e tutto troppo rumoroso per il mio silenzio interiore.
Dopo Virgola è arrivata Zoe amorevole compagna di vita per dieci anni…
Zoe
Zoe zampilla zelo zuccherino
Offrendo
Euritmia in elegiacheegloghe