Louis Aragon ospite d’onore alla Festa dell’Unità di Certaldo
Dal 4 al 18 luglio Louis Aragon fu ospite d’onore della Festa dell’Unità di Certaldo.
Certaldo attrasse Aragon come città di Boccaccio, come luogo legato a uno dei più grandi narratori di tutti i tempi.
Sandra Landi insieme a Marco Capecchi, allora segretario cittadino del P.C.I., e Alfiero Ciampolini, Sindaco di Certaldo, organizzarono un intenso programma di eventi, fra cui incontri con la stampa, con rappresentanti delle istituzioni e del partito, intellettuali e poeti. Era accompagnato da Jean Ristat, letterato francese curatore dell’edizione completa degli scritti di Aragon.
Furono invitati i più noti poeti italiani e molti giunsero a Certaldo per leggere le loro composizioni in onore di Aragon in un reading indimenticabile; fra questi Aldo De Jaco, Mario Lunetta, Folco Portinari, Claudio Rendina, Edoardo Sanguineti, Gianni Scabia, Gianni Toti, Carla Vasio…
Louis Aragon
Il nostro fu un amore a prima vista.
“Vous avez au cou un bijou très beau, mais votre cou porte un bijou encore plus beau!”
Azzurri bagliori penetrarono una me stessa insicura e ancor più piccola di fronte a tanta bellezza… Avevo bevuto la sua poesia, ammirato la sua genialità e adesso era lì davanti a me.
Alcuni scalini dividevano le nostre persone al primo incontro, grande barriera per il suo passo ormai incerto e malfermo, sorretto da troppe braccia non sempre sincere e disinteressate.
Le trine dei miei vestimenti coreografici e un po’ ingenui, ben si sposarono con le falde fluttuanti dei suoi cappelli.
Alle domande dei giornalisti rispondeva con aforismi incomprensibili ai più, ma era un codice subito consolidatosi fra noi. L’intesa divenne subito molto forte.
“La Lune aussi est notre hôte aujord’hui!”
Mi disse in una incredibile notte affacciata sulle luci da presepe del paese sottostante. Mi accorsi allora che la Luna si era effettivamente seduta fra noi sulla terrazza, pronta a conversare con quei pochi che sapevano comprenderne il linguaggio, avvolgendoci in un complice abbraccio.
Luna intenditrice.
Passeggiare con lui per le strade era sempre un divertimento e un’incognita.
Alcuni lo guardavano con deferenza, altri con curiosità, per lui si erano radunati a Certaldo molti fra i più bei nomi della poesia contemporanea, ma non sembrava notarli troppo, amava i giovani, i bambini e le donne dagli occhi azzurri.
Forse fu proprio questo particolare del mio volto che lo attrasse, cominciò bene presto ad avvolgermi nei racconti della sua vita con aforismi sul mondo intero, presente passato e futuro, mentre il mio misero francese scolastico arrancava nella comprensione. Ma affascinata bevevo le sue parole, cercando di vivere intensamente quegli attimi certamente irripetibili.
“Mais toi, tu n’est pas Elsa!” mi diceva quasi risvegliandosi, come se allora e solo allora si fosse improvvisamente accorto che Elsa era morta lasciandolo nella solitudine delle sue opere.
A casa nostra stava bene, chiedeva di stare lì, rinunciando agli onori che molti stavano offrendo. Si sentiva al sicuro, l’atmosfera ovattata e un po’ sognante di mobili, cose e persone, lo avvolgeva in un abbraccio che sentiva autenticamente amico.
Anche a me avevano colpito i suoi occhi di mare profondo, mutevole e sfuggenti ma penetranti, di una dolcezza da far appassire il cuore.
Mentre Silvia gli saltava in braccio per giocare con il suo cappello alato, appena si sedeva, lui restava fermo e divertito succube dei suoi funambolismi.
“Oggi non viene il nonno vecchio?” chiedeva quando non lo vedeva arrivare. Era per lei un gioco insolito e prezioso. Prezioso di quanto, si accorgerà da grande.
La notizia della sua morte, pochi mesi dopo il suo rientro a Parigi, ci ha mandato in cocci.
Ho avuto paura che fosse stato solo.
Avrei voluto chiamare i bambini, i giovani, le lune e gli azzurri del mondo per dirgli “ciao Louis!”
Ma le grancasse che non aveva amato suonarono all’unisono cantici di gloria.
Certo, resta la sua opera, ma i libri sono di tutti.
Quello che è solo mio e gelosamente conservo è l’eco della musica delle sue parole che ancora mi risuona insieme alla forza della sua ribellione e alla sua antica arcaica umana dolcezza.
“Il n’y a pas d’amours heureuses?”